Che cos’è quel buio intenso che ci attanaglia e ci costringe a pensare, a riflettere al vuoto assoluto della mancanza di punti di riferimento e di certezze? Viviamo così ormai da tempo. Forse dal 2001, dal giorno delle torri gemelle. O forse da prima, dal rapimento di Aldo Moro. La lama della paura ci attraversa e produce piccole ferite, ci costringe a misurarci con l’orrore, quello vero. Perché di questo si tratta: di uomini che uccidono altri uomini. Come una guerra, più di una guerra. Ormai alla tragedia abbiamo aggiunto l’immediatezza delle immagini, la rincorsa delle notizie tra le televisioni ed internet. Ci spostiamo velocemente e voracemente tra un canale e l’altro, tra un sito e l’altro semplicemente per provare a capire, per tentare di analizzare questo racconto assurdo e inconcepibile. Perché così si presenta alla vista epidermica: Si parte con il numero dei morti e poi, lentamente quel numero sale: erano trenta, poi quaranta adesso sono oltre cento, forse centocinquanta. Forse. E’ il terrorismo islamico, si inneggia ad Allah. Si attende una rivendicazione e quella, in tempi moderni puntualmente arriva via twitter. Una volta occorreva aspettare la telefonata che arrivava a qualche giornale e, successivamente, il comunicato di molte pagine che provava a giustificare l’orrore. La cosa più incredibile rimane sempre il conteggio delle idiozie che si riescono a coniare nei momenti di panico e di emozione. Gli istanti sono sempre pericolosi, soprattutto per i politici. Meglio non citarli e lasciar perdere. Ci sarà il momento per la pausa di riflessione. Aspettiamo i giornali domani. Ed ecco che La Nuova Sardegna sceglie un titolo semplice ed efficace: “Parigi sotto attacco, decine di morti”. Repubblica, dedica la sua prima pagina al titolo “Attacco Is al cuore d’Europa” così come il Corriere che titola “La guerra a Parigi” mentre Libero, dopo le ore dell’ansia e della paura, dopo aver raccolto quei pochi elementi a disposizione e senza neppure provare ad attendere oltre, ha la risposta a tutto questo e ha anche la sua sentenza. Il suo titolo? “Bastardi islamici”. Come se, dopo aver saputo di reati commessi da dei cattolici, (alcuni sacerdoti) dovessimo titolare: “Cattolici pedofili,” oppure” I bastardi cattolici rubano i soldi dei bambini per ristrutturarsi l’attico”. Ecco, capisco che alla stupidità non c’è mai fine ma un titolo del genere, oltre ad accentuare l’odio non spiega, nella maniera più assoluta, la gravità della situazione. C’è tempo per riparlarne, sicuramente non saranno queste sintesi da sciacalli ad aiutare la comprensione di un fenomeno così complesso. Il buio intenso ci attanaglia. Proviamo a cercare una candela e ripartire dagli uomini, dalle scelte globali, dalle ingiustizie e dalla incomprensioni. Il muro delle offese non produce nessun dialogo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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