Venne il giorno in cui si bruciarono i reggiseni per una buona causa. Era il 23 gennaio 1970 e ad Amsterdam un gruppo di femministe che si batteva per la parità di diritti alle donne, per protesta bruciò i propri reggiseni nei pressi della statua di Wilhelr Drucker, una della prime femministe alla quale le ragazze olandesi si ispirarono.Ho sempre pensato fosse per quel motivo che ai miei tempi le ragazze non usassero il reggiseno sotto i maglioni enormi di lana bianchi e blu. Dicevano si trattasse di una protesta ma qualcuno, tra i miei amici pensava maliziosamente ad altro. Anche il reggiseno (o reggipetto, come lo chiamava più carnalmente mia madre) era una sorta di punto di rottura tra destra e sinistra: chi lo portava stava a destra e chi, invece, girava con le tette al vento, (per dirla con Guccini) era di sinistra. Questa storia del reggiseno non l’ho mai capita. Cercò di spiegarmela una certa Fabrizia e mi disse che non portarlo era chiaramente una ribellione al consumismo borghese e fascista (addirittura) e costringeva le donne a spendere dei soldi per qualcosa che gli uomini, invece, non erano obbligati ad indossare. “Ma noi non abbiamo le tette”, provai a controbattere. “Avete sempre una scusa voi uomini”, rispose non degnandomi di uno sguardo. Così, la storia dei reggiseni fu vissuta da me come un qualcosa di incomprensibile sino a quando un giorno scoprii (e non chiedete altro) che la ragazzina di cui mi ero innamorato portava il reggiseno. “Allora sei una di destra”, dissi convinto di aver colto nel segno. “Voi uomini, delle donne continuate a non capire nulla”. Avrei voluto controbattere che il reggiseno era un simbolo della società borghese e maschilista bla bla bla. Per fortuna non replicai e con il sottofondo di “io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” ci baciammo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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