Il 13 febbraio del 2000 il piccolo Charlie Brown ci lasciò e fu l’ultima striscia dei Peanuts pubblicata dai giornali, firmata da suo creatore Charles Schultz, morto il giorno prima. Morì Charlie e con lui Snoopy, Linus, Piperita Pappy, Sally e la strepitosa Lucy Van Pell. Morì Charlie e mori l’albero mangia aquiloni, non vide più la luce il bellissimo romanzo di Snoopy dall’incipit travolgente: “era una notte buia e tempestosa”, morì l’uccellino Woodstock. Il giorno che morì Charlie Brown diventammo tutti un po’ più soli, si spense la speranza di poter vincere, almeno per una volta, una partita di baseball, non scopriremo mai chi era la ragazzina dai capelli rossi della quale Charlie Brown era perdutamente innamorato. Lui è stato uno dei miei più cari amici da “quasi adulto”: dopo Tex, Zagor, Kriminal, il Comandante Mark, dopo Capitan Miki è arrivato sulla scrivania Linus, il mensile diretto da Oreste Del Buono che cominciai ad acquistare alla fine degli anni settanta: c’era Charlie Brown ma anche l’Eternauta, Crock, Robert Crumb, Valentina di Crepax. Il giorno che morì Charlie Brown m’imbattei in una frase fulminante detta da Linus: “Ho provato ad essere normale, ma mi annoiavo”. E’ così, se non hai nella testa Charlie Brown, il suo gusto della sconfitta, se non hai un cane come Snoopy, se non apprezzi la terribile Lucy e i suoi bellissimi aforismi: “quando ti dicono che non puoi farcela ti stanno mostrando i loro limiti, non i tuoi” allora sei noioso. Non puoi dire di non conoscere Charlie Brown perché lui conosce te, le tue eterne sconfitte, le discese e le risalite. Charlie Brown siamo un po’ tutti anche se fingiamo di essere Snoopy. Il giorno che morì Charlie Brown è identico a quello di quando Baggio smise di giocare e Senna di correre. Non è più domenica senza Charlie Brown.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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