“Dice che il tuo libro è davvero pessimo, non riesce a trovarci una qualità che sia una, le sembra addirittura copiato. Sta arrivando a chiamare quelli che ne parlano bene per convincerli del contrario”. La confidenza la devo ad un amico: ad una sua conoscente con fama di letterata il mio romanzo non è proprio piaciuto, le è sembrato orribile. Ci sono rimasto male. Il mio libro era una sofferenza compressa da anni dentro di me, ci ho messo tre mesi pieni pieni a scriverlo, ogni giorno cinque ore seduto alla scrivania. Io non possiedo molta volontà, eppure sono stato costretto alla disciplina per portare alla luce la mia storia. Poi arriva una che neppure conosco e sentenzia: il libro di Giorgioni è una cagata. Ci sono rimasto male, poi mi sono incazzato. Sono andato a cercare nel suo profilo Facebook di chi fosse amica: “Ah ecco, è amica di questo e di quest’altra, ci avevo litigato tempo fa e devono averle sparlato di me”. Ho subito cercato consolazione chiedendo recensioni seduta stante a persone che conosco appena, ma la cui opinione ritengo importante. Mi sentivo ferito.
Poi mi sono seduto a pensare. E se a questa lettrice il libro non fosse sinceramente piaciuto? Sinceramente, non per prevenzione o antipatia, ma perché ai suoi occhi il mio libro è davvero parso una prova fallimentare? Se il suo giudizio fosse autentico, non contaminato? Alla fine mi sono convinto che doveva essere proprio così e ho accantonato le dietrologie.
Quante volte ho stroncato una canzone, quante volte ho demolito l’articolo di un giornalista o il discorso di un politico?
Stavolta è toccato a me e devo accettarlo. Non solo: se la lettrice ritiene che il mio libro sia pessimo, una perdita di tempo, ha il dovere di riferire liberamente il suo giudizio impietoso, senza concedere sconti.
Un mondo civile è anche tolleranza, è soprattutto rispetto delle libertà altrui. La democrazia va prima di tutto costruita nella testa di ciascuno di noi, mettendo nel conto che da questa libertà può derivare qualche amarezza. Ora con le stroncature ci convivo serenamente. Forse ho trovato il Gianni Morandi che c’è in me.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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