Io conoscevo Giambattista. Aveva due o tre anni meno di me, ma a quella età erano tanti.
Se tu ne avevi sedici e lui tredici poteva anche voler dire che tu avevi già scoperto che il paradiso era una cosa che arrivava quando la tua ragazza ti spiegava con gli occhi che non tutto doveva finire con la solita esplorazione sotto la maglietta. O che tu ti era già preso il primo pugno in faccia da un fascista, mentre lui conosceva soltanto gli spintoni tra amici. Insomma, cose più o meno gradevoli che segnano le tappe della vita. Mi piaceva, anche se era poco più di un bambino. Aveva qualcosa di strano, di tortuoso. Era di una straordinaria intelligenza e aveva una memoria prodigiosa: qualità che tentava di nascondere come per mimetizzarsi nella nostra mediocrità. Da noi non si parlava troppo di sesso. Ogni tanto qualcuno di noi si faceva vedere di meno e voleva dire che c’era la fase iniziale di una cotta per una ragazzina. E quando rientravamo nel gruppo non è che stessimo a raccontare troppi particolari: cose personali.
Quando toccò a Giambattista, si comportò nello stesso modo. Ma in strano contrasto con le sua sensibile intelligenza, un giorno che si affrontò il problema dell’omosessualità, diventò una belva.
Uno che conoscevamo, si scoprì, aveva detto ai genitori di essersi innamorato di un tale molto più grande di lui che veniva a prenderlo ogni giorno a scuola sino dalla seconda media. E nessuno se n’era accorto. Una squallida faccenda di pedofilia che nel volgere di qualche anno si era trasformata in una storia di amore. Vai a capire una roba così!
Sto parlando degli anni Sessanta.
Giambattista, comunque, cominciò a inveire, diceva che erano due non so che cosa, che non gli comparissero davanti che sennò avrebbe vomitato. E noi che invece eravamo affascinati e incuriositi da questa storia così diversa dalla nostra ordinarietà rimanemmo stupiti dalla sua violenza. Ma senza metterci troppi problemi ci limitammo a mandarlo affanculo.
Molti anni dopo risentii parlare di lui.
Nella città del Nord doveva era andato a vivere, era stato invitato a un matrimonio e al ricevimento aveva inseguito un ragazzino sino a dentro i cessi dell’albergo. Quello si era messo a urlare, erano accorsi i genitori insieme ad altri invitati e Giambattista ne aveva buscato più di un polpo, roba da finire in ospedale. E capii quell’odio vomitato anni prima contro i due omosessuali. Era odio verso se stesso, una complicata questione di rapporti irrisolti con ciò che sentiva, una paura degli altri e non so cosa altro che non dico per non fare lo psicologo dei poveri.
E così da allora ogni volta che sento gente che inveisce contro gli omosessuali penso sempre a Giambattista e a quella volta che lo beccarono in cesso con la bava alla bocca.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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