Va letta attentamente l’intervista dell’Espresso al ragazzo siciliano denunciato perché pubblicava, nel suo blog, notizie a contenuto razzista totalmente inventate. Va letta attentamente perché questo ragazzo, per quanto paradossale possa apparire, è un genio della comunicazione: ha capito che ignoranza e razzismo vanno a braccetto e sono intima essenza di una certa parte dell’Italia, niente affatto esigua. E quindi, così come fanno molte tv commerciali, su quelle bufale ha costruito un business, assecondando quella parte dell’Italia che si alimenta di odio come di cibo spazzatura e cerca ogni conferma possibile alla propria xenofobia, senza andare tanto per il sottile. Non è molto diverso da quel che vedete su certe tv: in fondo, il razzismo in prima serata serve ad accrescere gli ascolti e a strappare tariffe più generose per gli spot pubblicitari. Oppure serve ad un politico per impossessarsi di quella parte d’Italia e trasformarla in consenso elettorale. Magari quelli che condividono ogni bufala, senza mai verificare la fonte ma limitandosi a leggere il titolo, troveranno modo di rifletterci: contano sempre e solo i soldi e costoro, con la loro superficialità, sono un grosso affare. Anche se non lo sanno.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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