Il 25 aprile è la festa di tutti. Degli italiani, dei francesi, dei croati, dei palestinesi, degli afgani, degli inglesi e degli ucraini. E’ la festa della ripartenza e della resistenza, del voler dire basta ad una sporca e lunga guerra. E’ il pugno chiuso verso il cielo, la bandiera attorno al collo, è gridare bella ciao perché è una bellissima canzone e viene da lontano: sa di pane, sa di buono.Il 25 aprile è la mia maestra brava a ricordarci di ringraziare sempre chi in quegli anni bui ha lottato per la nostra luce, ha asfaltato la nostra strada, ha voluto fortemente un paese nuovo, diverso, senza fascisti e senza fascismo. Il 25 aprile è mio nonno combattente nella prima grande guerra, sempre restio a parlare di armi e violenze, con il sigaro acceso ed un sorriso stanco. E’ mia madre brava a conoscere a memoria “bella ciao” e ad avermela insegnata come qualcosa di forte, unico, prezioso. E’ la mia adolescenza trascorsa tra la voglia e l’incostanza, tra il ricordo e la scelta del futuro. E’ l’amore per Pasolini, per Gramsci, per Togliatti. E’ l’amore per tutti gli ultimi della terra, quelli sempre disposti a cantare con gioia e forza “bella ciao, ciao, ciao”. Il 25 aprile sono le manifestazioni a cui negli anni ho partecipato, calpestando piazze, urlando frasi ritenute a quei tempi fondamentali, camminare nelle vie della vita sempre guardando oltre, raccogliere le ingiustizie che via via si accumulavano in quei vicoli apparentemente senza speranza. Il 25 aprile è la festa di un popolo, la possibilità di poter ringraziare per questa libertà ottenuta con la forza della resistenza. Questo siamo e questo dobbiamo rimanere: uomini decisi, con in tasca i ricordi che ci hanno fatto crescere e con i partigiani di ogni terra accanto: dalla nostra parte. Il 25 aprile è una giornata di lotta per conquistare la pace. Il fiore del partigiano, di qualsiasi partigiano, continuerà a chiamarsi sempre “libertà”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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