Questa è la storia di un sardo sordo alle sirene del continente o, se volete, di un sardo stolto, incapace di inseguire le sirene. Siamo nel 1977. La radio dove lavoro (lavoro volontario) lancia il radio giornale. Non più lettura dei quotidiani (si faceva benissimo la mattina) ma un vero e proprio giornale radio con articoli prodotti dai cronisti in erba. Ero tra quelli e producevo almeno due articoli al giorno insieme ad altri collaboratori. Un radio giornale abbastanza scarno: un editoriale (mio o di Gianni Urtis) qualche fatto di cronaca, veline di qualche partito e infine lo sport. Era poco e comunque originale e per Alghero innovativo. Per la prima volta dei giovani si dilettavano a costruire (dal basso, si direbbe oggi) un qualcosa di quasi professionale. Avevamo una bella sigla e di tanto in tanto c’erano delle interviste in diretta, telefonate a dei colleghi di altre radio. Come radio popolare di Milano. Conoscevo il direttore responsabile del giornale radio. Io e Michele andavamo d’accordo e ci si scambiavano opinioni su tutto quello che accadeva in quegli anni di piombo: ferimenti, sequestri, omicidi; brigate rosse e ordine nuovo. Milano viveva, ovviamente, una guerriglia che noi ad Alghero non conoscevamo. Michele ci aggiornava e qualche volta lo faceva in diretta. Era bravo Michele, sapeva raccontare. Un giorno mi chiese se fossi interessato alla televisione. Il gruppo Mondadori intendeva provare con Rete4 e cercava dei redattori per il telegiornale. Aggiunse che se fossi stato scelto la mia vita doveva continuare a Milano. Avevo appena 18 anni e questa era una scelta complessa. La televisione non mi entusiasmava, preferivo la radio, i miei amici di Alghero e la ragazza di allora. Risposi a Michele che non me la sentivo. Non se la prese, insistette, mi telefonò un paio di volte ma niente, a quel provino non mi presentai. Michele, invece, ci provò. Era di Milano, stava studiando per diventare giornalista professionista e di lui alle fine degli anni settanta persi le tracce. Non andò mai a lavorare a Rete4 ma me lo ritrovai, nel 1983 sul mio televisore, come conduttore del TG2 della Rai. Quel Michele era Michele Cucuzza ed oggi, 14 novembre, compie i suoi primi 70 anni. Non andai a Milano quella volta e non ci andai neppure quando vinsi il concorso di educatore preferendo la Sardegna ed approdando all’Asinara. Non ho mai riflettuto abbastanza sulla mia scelta: sardo sordo o sardo stolto? Non lo so, il destino gioca con noi e Milano non era negli incroci delle mie varie autostrade.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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