“Commissario, non mi rompa i cabasisi”. Questa frase, insieme alle guantiere di cannoli squisitissimi non passerà più dentro le nostre serate tra fantasia e dolcezza. Il burbero Dottor Pasquano è stato licenziato dalla fiction del Commissario Montalbano perché l’attore, il grandissimo caratterista Marcello Perracchio, è morto nel 2017, all’età di 79 anni. Era passata sottotraccia la sua scomparsa e vedere, nell’ultimo episodio del commissario Montalbano, l’omaggio della squadra di polizia di Vigata a quello che è stato un attore, un medico, un uomo, uno vicino alle nostre piccole e gustose “piccolezze” mi ha sinceramente commosso. Osservare quella guantiera di cannoli addentata con sincero amore da Montalbano, Fazio, Catarella, Augello, quell’omaggio sincero e altissimo a chi ha abbandonato per sempre le scene terrene, è stato il regalo più alto e più bello di un regista – peraltro bravissimo- come Alberto Sironi a uno che era diventato “di casa”. Leggendo i libri di Camilleri ci si imbatte in personaggi “forti” che solo apparentemente sono secondari. Il Dottor Pasquano era ciò che Salvo Montalbano non poteva essere. Era il finto burbero dolcissimo che sapeva soppesare i silenzi e gli umori del vero burbero e altrettanto dolcissimo commissario. I personaggi, lentamente, quando ti conquistano, te li ritrovi sul tuo divano e passeggiano sorridenti dentro casa. Come il giovane Adso del nome della Rosa o il grandissimo Diotallevi del pendolo di Foucault. Come Catarella esperto di computer e come, appunto quell’immenso medico legale dalla faccia dura, quasi cattiva, ma dolcissima e croccante come un cannolo siciliano. Adesso, leggendo i libri di Camilleri e guardando in religioso silenzio i film su Montalbano, mi rendo conto che non ci sarà più nessuno in grado di dire “non mi rompa i cabasisi” e tutto sarà più piccolo, lontano. Montalbano continua ad invecchiare con i miei sogni e le mie piccole convinzioni. Ormai siamo quelli che frequentiamo più funerali che matrimoni e continuiamo a commuoverci – a piangere quasi – per un cannolo, un dolce che ho profondamente amato perché un ragioniere, conosciuto all’Asinara, me lo fece incontrare. Fu amore a prima vista per la ricotta e i canditi, amore forte duraturo. Come per il Dottor Pasquano che continuerà ad occupare il mio divano di casa e di tanto in tanto mi guarderà in maniera obliqua e mi dirà, quasi sorridendo: “Non rompere i cabasisi” e io so – ne sono certo – che, immaginando di divorare un cannolo siciliano, mi metterò a piangere. Sono cose che capitano agli anziani. Però sono belle. E dolcissime.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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