“Giacomo Iacomino”, di Ciro D’Alessio, proposto al Parodi di Porto Torres nell’ambito del festival “Etnia e Teatralità” per la regia di Rosario Morra, è sicuramente un testo intrigante, anche se in alcuni passaggi è didascalico. Con questo lavoro D’Alessio si pone il problema di evidenziare le contraddizioni e l’incomunicabilità tra le persone a cui le esperienze di vita hanno segnato il percorso. All’aprirsi del sipario ci troviamo di fronte ad un barbone che vive circondato dai topi con i quali lui parla e bisticcia, questa sua solitudine viene interrotta anche dal cane “Zuzu” che lui chiama , ma l’animale anziché avvicinarsi batte in ritirata scatenando l’ira di Giacomo, che nonostante la drammaticità della sua situazione esistenziale suscita nello spettatore una curiosa reazione comica. Inoltre dal punto di vista squisitamente drammaturgico è una bella trovata questa dell’assenza- presenza che rende visibile un personaggio invisibile. Nel suo racconto, ogni tanto infarcito da divagazioni e riflessioni filosofiche di matrice cinica (Diogene), scopriamo perché un uomo normale, innamorato della vita, felicemente sposato, con un lavoro sia precipitato nell’inferno di una vita randagia, isolato e ignorato dal mondo. Tutto nasce perché il loro unico figlio Antonio , ragazzo sensibile, intollerante alle ingiustizie della società che combatterà con tutte le sue forze fino al tragico epilogo finale, in cui il ragazzo in preda alla disperazione e all’impotenza di poter cambiare il mondo si suicida. Il nucleo familiare di fronte a questa tragedia si sgretola. La madre impazzisce e Giacomo vede crollare quel microcosmo che è la famiglia e con essa anche le sue certezze, ritrovandosi solo, senza affetti, impotente a qualsiasi reazione si ridurrà a vivere come un barbone. Il tono di questo monologo è tragicomico, in cui momenti amaramente comici si fondono in una atmosfera complessivamente dolente, grazie anche alla recitazione di Rosario Morra, attore dotato di grande intelligenza, misuratissimo, mai sopra le righe, anche nei momenti più drammatici. La sua recitazione, molto credibile, perché quotidiana ha ulteriormente arricchito il sottotesto. Una recitazione asciutta e credibile secondo la migliore scuola della tradizione napoletana , quella di Scarpetta e di Eduardo e Peppino De Filippo. Lo spettacolo ha riscosso successo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design