Ieri mi ha telefonato un conoscente. Gallurese, impiegato nel settore turistico. La classica persona perbene, abituata ad abbassare la testa e lavorare, senza cercare commiserazione o spargere veleno se le cose vanno male. Mi ha spiegato di essere impegnato col lavoro. “Ma come, stai lavorando?” gli ho chiesto, un po’ sorpreso. Imbarazzato, ha ammesso che in verità non potrebbe. Ma ha un paio di commesse da sbrigare. In nero. “Cerca di capire: io ho famiglia e quest’anno non ci sarà stagione turistica, quindi lo stipendio me lo sogno. Se vogliamo sopravvivere e se io e mia moglie vogliamo far mangiare i nostri figli, devo rischiare. Sono sempre da solo e cerco di passare da strade non troppo trafficate, non metto in pericolo nessuno”, Parlava sottovoce, sentivo filtrare la vergogna attraverso il microfono. Si può rimproverare qualcosa a chi non ha altro modo per mettere insieme pranzo e cena? Mi è tornata in mente “Candu senza zorronada”, la poesia di Predu Mura, quella del padre che torna a casa senza aver trovato nulla da fare e nulla per poter sfamare i figli. Mi sono tornate in mente anche le parole del ministro Provenzano sul lavoro in nero. Dette in altro momento mi sarebbero sembrate inconcepibili, oggi invece sono un atto di carità umana. Sì, hanno diritto di mangiare anche i clandestini, ha diritto al pasto anche chi lavora in nero. Io non so quanti alberghi e ristoranti apriranno dalle mie parti, per la prossima estate. Molti assicurano che la maggior parte di loro resterà chiusa, anche se spero si tratti solo di uno scenario pessimistico. Ma se invece fosse vero, che a nessuno passi per la testa l’odiosa discriminazione “quelli sono la Costa Smeralda”, a loro l’aiuto non serve. Qui di Briatore ce n’è uno, quasi tutti gli altri vivono di lavoro stagionale e di quel che passa il convento. Ma il convento non passerà nulla per un pezzo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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