Il comune di Verona, attraverso i suoi rappresentanti politici, ha deciso di revocare la cittadinanza onoraria allo scrittore Roberto Saviano perchè, secondo alcuni consiglieri comunali (il sindaco Tosi non era presente alla discussione e alla successiva decisione) Saviano è personaggio divisivo, che fomenta l’odio e quindi non può più far parte della comunità scaligera anche se come onorario. Lo scrittore ha subito risposto su Facebook puntualizzando che “Questo provvedimento non riguarda solo me, ma vuole zittire ogni spinta contraria al pensiero unico dei consiglieri di maggioranza e del loro partito. Un’ideologia che vuole ottundere il pensiero critico e mettere al bando ogni ragionamento e proposta su temi controversi. ‘Non è nostro concittadino chi non la pensa come noi’, ecco cosa vuole dire”. E conclude: “Ma Verona è molto meglio dei guitti che la rappresentano ora in Consiglio comunale”.Il fatto rappresenta un momento ovviamente molto basso di ciò che accade in Italia e, soprattutto, va contro quella narrazione demagogica e ovviamente falsa che vede il paese unito, sotto un’unica bandiera, con il grido univoco di “ce la faremo” e “andrà tutto bene”. Ovviamente non è cosi e lo sapevamo da tempo. Le divisioni sono sicuramente ideologiche ma anche culturali. Non si accetta nel proprio campo qualcuno che la pensi in maniera diversa da te. Non si accetta chi ascolta altre voci, mette in campo altri modi di vedere il mondo. Con Roberto Saviano non sono sempre d’accordo – per fortuna, dico io – ma la sua onestà intellettuale, la sua voglia di analizzare i fatti con serietà e gravità me lo fanno apparire come un gigante davanti alla pochezza di uomini che dividono – ancora – il mondo tra nord e sud, tra bianchi e neri, tra poveri e ricchi. Non sanno (o lo sanno ma non lo ammettono) che questo modo di fare li rende completamente inutili. E di gente che non sa guidare tra le curve della vita non se ne sente la necessità.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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