In Ghana e in Costa D’Avorio bambini lavorano come schiavi nelle piantagioni di cacao, all’ordine di grandi multinazionali occidentali. La schiavitù, anche se da tempo considerata illegale, nei fatti continua attraverso le forme di costrizione economiche tipiche del neocolonialismo. Si potrebbe dire che, in un certo senso, la schiavitù, lo sfruttamento umano assoluto, sia una componente costitutiva dell’Occidente.
Basta mantenere i popoli alla fame, e saranno costretti a lavorare in condizioni proibitive. Sono passati anche i tempi “socialisti” in cui veniva dato per scontato che gli sfruttati non avessero delle colpe: oggi bisogna spiegare che quei bambini non hanno scelta, e che le loro famiglie vorrebbero per loro un futuro migliore, e che potessero andrebbero a scuola, cosa che non gli è permessa.
Nel frattempo, in Occidente si consumano tonnellate di cioccolata, soprattutto nel periodo pasquale, che è simbolo della rinascita. L’uovo di Pasqua. Però si fa la guerra al consumo di agnelli. Così si compie il ciclo dell’egemonia indotta dalla grandi industrie alimentari, che ci offrono cibo industriale, non genuino, a prezzi stracciati, offrendoci anche un ambito etico per sentirci più buoni, poveri agnellini.
Eppure basterebbe riflettere un attimo: se nessuno dovesse mangiare questi agnelli, essi si trasformerebbero in pochi anni in montoni. Ma nessun azienda familiare potrebbe mantenere un gregge con tanti montoni, perché entrerebbero in competizione per il cibo con le pecore e gli agnelli. In pratica, il gregge collasserebbe, e ne pagherebbero le conseguenze pecore e agnelli, gli anelli deboli, che morirebbero di fame. Le pecore non mangerebbero abbastanza erba per produrre il latte. Ecco perché vengono sacrificati soprattutto gli agnelli maschi, e sarebbe un ignobile spreco se venissero distrutti senza essere consumati. Solo nella prospettiva che ci sia qualcuno che consumi quella carne, all’allevatore è data la possibilità di mantenere vivi gli agnelli per quei mesi in cui vive libero e felice.
Un regista italo-danese, Niki Mistrati, da alcuni anni gira dei film sullo sfruttamento coloniale relativo ad un vero e proprio traffico di bambini che lavorano nelle piantagioni dei grandi marchi di cioccolato, come la svizzera Nestlè. È arrivato al terzo film, The Chocolate War, dove narra la vicenda di un avvocato americano specializzato in diritti umani che cerca di far valere legalmente le ragioni dei bambini sfruttati. Mistrati, in una recente intervista, spiega che occorre fare pressione sulle multinazionali del cacao per impedire che questi bambini passino la loro giovinezza nelle piantagioni di cacao con il machete in mano a respirare pesticidi. Soprattutto invita tutti i consumatori a degustare una tavoletta di cioccolato al giusto prezzo. Non ha senso pagare un prodotto a prezzo stracciato sulla pelle di piccoli schiavi.
Stanno nascendo aziende moderne, alcune italiane, che coltivano il cacao in Africa con un approccio etico. Ma è chiaro che tutto il complicato processo di coltivazione e preparazione del prodotto, il trasporto, la trasformazione del cacao in cioccolata, nel momento in cui non scarica sul coltivatore e sulla mano d’opera il peso del risparmio, deve avere un prezzo giusto.
L’attivismo di Niki Mistrati ha portato alla ribalta un problema che, in realtà, non sorprende. È curioso, anzi, pensare che certe situazioni del nostro mondo, certa aberrazioni, forme di sfruttamento scabrose, debbano essere portate alla luce con forme di attivismo che si potrebbero definire persino eroiche.
Nel corso dei miei studi sul disboscamento della Sardegna mi sono proprio imbattuto sulla Costa d’Avorio, completamente disboscata ai tempi del colonialismo per fare posto alla piantagioni di cacao. Le analogie, fatte le debite proporzioni, tra la Sardegna disboscata e invasa dalla monocoltura ovina e il colonialismo africano, erano evidenti. Disboscamento, stravolgimento ecologico, distruzione degli istituti solidali, privatizzazione delle terre, introduzione della monocoltura e, conseguenza più significativa, la dipendenza dal mercato estero.
Oggi sono le grandi multinazionali a decidere del prezzo del latte ovino, come del prezzo del cacao, condizionando il destino di popoli che vivono in luoghi dove l’economia dipende completamente dal mercato.
The Chocolate War Trailer | CPH:DOX 2022 – YouTube
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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