Parto dalle lacrime di Pirlo. E da quelle di Buffon che saluta i suoi tifosi applaudendoli. Probabilmente per loro sarà difficile un’altra finale. Sono stati campioni del mondo proprio qui, sotto questo cielo e stasera, invece, vedranno alzare la coppa al Barcellona. Come da pronostico. Ma non è questo il punto. Parlo dell’arbitro che poteva fischiare un attimo prima la fine della partita che più equamente doveva finire per 2 a 1. Poi, per il resto, le partite sono episodi e le finali vivono anche l’incubo dell’errore. Tutti aspettavano il trio delle meraviglie ed invece proprio a freddo segna uno che al Barcellona sembra quasi passato per caso: Rakitic. Il primo tempo non è stato giocato e l’unico attaccante della Juventus è stato Marchisio. Dal’altra parte, Messi – la pulce – accovacciato nei pensieri, in formato “mondiale argentino”. Ovvero quasi inesistente. Oddio, il suo quasi ha portato al gol Rakitic e suggerirà il secondo gol però, la sensazione è che non intenda giocarsela questa partita. Sembra quasi che tanto prima o poi finirà tutto dalla sua parte. Non la pensa così Suarez e Neymar che le provano tutte per segnare a Buffon. L’unica consolazione è che il portierone della Nazionale non sarà “uccellato” da Messi. Messa così, sembra quasi il canto triste di un tifoso juventino. Invece la squadra per la quale io tenevo ha vinto e ha vinto meritatamente con un’avversaria degna della finale. L’ho scritto nel precedente articolo: mica si arriva per caso a giocarsela a Berlino. Non è stata una bella partita. Forse non poteva esserlo. E non c’entra il gol di mano di Neymar o il presunto fallo di rigore su Pogba o il passeggiare a passi tardi e lenti di Pirlo e l’inconsistenza totale di Xavi, ultima sua passerella prima di un’altra avventura piena di soldi per il suo fine carriera. Non era una partita per ragionare troppo. Non era una partita da vincere con la forza e la fisicità. Eppure c’è stato un attimo, dopo il momentaneo pareggio della Juve, dove la partita è ricominciata. E Messi ha scrutato il cielo. E ha deciso che si doveva colorare di blaugrana. Così è stato. Ma da sportivo, per me la partita è finita 2 a 1. Neymar avrà il tempo per segnare tanti altri gol. Quello del 3 a 1 se lo poteva risparmiare. Perchè il Barcellona ha vinto ma non ha stravinto e questo risultato, negli annali, sarà falsato da una partita invece che doveva finire con un solo gol di scarto. Tutto inutile direte. Certo. Tutto inutile. Ma una partita di calcio è anche la trasposizione di un modo di vivere e di comportarsi e non si deride l’avversario, così come ha fatto la Germania con il Brasile agli ultimi mondiali. Il Barcellona è campione d’Europa con merito. Non grazie a questa partita ma grazie a tutte le altre partite giocate per arrivare alla finale. Così come la Juventus che rimane, comunque, vice campione d’Europa. Chiudo con le lacrime di Pirlo e la voce roca di Buffon. Gesti e parole di gente che ci ha creduto. Quando ci credi, comunque vada hai vinto. E Francesco Giorgioni, compagno di questa avventura – da lui raccontata dalla parte della Juventus – ha vinto perchè ci ha creduto. Sino in fondo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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