IL CANE AUTOSTOPPISTA
Giunti in contrada Monticanaglia, io e il mio compagno di pedalata Gigi troviamo ferma in mezzo alla strada una Polo bianca con le quattro frecce lampeggianti. Due ragazze in tenuta da mare, in piedi accanto all’auto, si sbracciano. Le loro attenzioni sono rivolte ad un bastardino accucciato sotto il paraurti posteriore. Ha il pelo fitto del colore di un cappuccino chiaro, dalla fronte ciuffi gli spiovono sugli occhi come sopracciglia folte. “Si dev’essere perso, ha paura e non possiamo lasciarlo da solo perché lo investirebbero” mi spiega una delle due ragazze, molto allarmata. Mi mostra il cellulare: “Abbiamo chiamato la polizia municipale, ma mi hanno risposto che non possono mandare nessuno. Al numero del veterinario non rispondono, sarà che oggi è festa”. Per qualche minuto aspettiamo che una qualche soluzione piombi dal cielo. Lui, il cane capellone, se ne sta all’ombra, sotto la coda della macchina. Notiamo che ha un collare lucido. Poi arriva sul fuoristrada un tipo che conosco. Si ferma e abbassa il finestrino. Ha il sorriso di uno che ha capito tutto. “Siete preoccupati per il cane? Non è il caso. Il padrone è un artista che abita nei dintorni, ma lui è abituato a fare dei giretti. Quando si stanca, si corica sulla strada e aspetta: puntualmente, qualcuno lo carica in macchina e lo riporta a casa”. “So qual è la casa”, rispondo. Il tizio se ne va. Una delle due ragazze apre lo sportello della Polo per capire se quel che ci ha raccontato è vero: il cane scatta sulle zampe e con un balzo si rannicchia ai piedi del sedile passeggero. L’utilitaria riparte e si ferma un chilometro più avanti. La raggiungiamo. “Solo che non sappiamo quale sia la casa”, dice la ragazza alla guida. Sto per indicargliela, ma capisco subito che non serve. Il cane scende e a passi stanchi si dirige verso casa sua. Il cane autostoppista mi mancava.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
I giornali di oggi (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.697 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design