Non c’è stato solo il sequestro del complesso edilizio appollaiato sulla collina di Liscia di Vacca, nella giornata smeraldina del procuratore capo di Tempio Domenico Fiordalisi. Accompagnato dai carabinieri, il magistrato ha infatti eseguito dei sopralluoghi all’hotel Romazzino e al Pitrizza, altro albergo della catena Starwood. Al Romazzino, la Procura indaga sulla rocambolesca esecuzione dei lavori di ampliamento dell’hotel iniziata nel 2009 e proseguita nonostante una ordinanza del Tar che aveva giudicato illegittima la licenza edilizia rilasciata. Al Pitrizza, vuole vederci chiaro sul caso di inquinamento ambientale accaduto a maggio, quando il rilascio in mare di centinaia di litri di gasolio sfuggiti ad una cisterna di una ditta edile aveva determinato la chiusura alla balneazione di quel tratto di costa.
Singole tessere di un mosaico confuso, dove ad una regolamentazione generale si continuano a preferire deroghe e soluzioni provvisorie: Arzachena e la Costa Smeralda non hanno ancora, dopo vent’anni, un Piano urbanistico.
In attesa di sviluppi su queste ultime due inchieste, il caso più clamoroso è senza dubbio quello del cosiddetto ecomostro di Liscia di Vacca. Si tratta di un complesso immobiliare composto da una trentina di villette, in corso di costruzione da poco meno di una decina d’anni ma ancora non completato. La vicenda è esemplare della gestione estemporanea dell’urbanistica ad Arzachena. La concessione edilizia venne rilasciata nel 1981, ma solo nei primi anni duemila sfociò in un progetto vero e proprio. Firmato nientemeno che da Gianni Gamondi, architetto vicinissimo a Silvio Berlusconi e padre di Villa Certosa. La pratica edilizia arrivò in Consiglio comunale per un delicatissimo esame nel 2003: l’impatto ambientale del complesso era fortissimo, una mostruosa colata di cemento su una delle zone più esposte visivamente dell’intera Costa Smeralda. Il via libera del Consiglio richiese un paio di sedute di discussione, anche perché lo stesso Consorzio Costa Smeralda aveva lasciato intendere di essere contrario alla realizzazione dell’intervento. Inevitabili e violente le polemiche, quando le betoniere iniziarono ad impastare cemento sulla collina di Liscia di Vacca. Oggi, dieci anni dopo, è arrivato il sequestro. Ma tutto lascia intendere che non sarà l’ultimo.
Per rappresentare la schizofrenia del settore urbanistico, eccovi di seguito riassunto un altro recente caso avvenuto in Costa Smeralda.
Un palazzo da settemila metri cubi su un ettaro di terreno, nel centro di Porto Cervo, non altera gli equilibri del paesaggio ed è compatibile con le normative urbanistiche: si può fare.
Una piazzola di cemento per permettere agli elicotteri di atterrare invece no, viola le norme edificatorie e va vietata a costo di ricorrere in autotutela: non si può fare, insomma.
Solo che, nel secondo caso, il tribunale amministrativo regionale ha dato ragione al privato e condannato il Comune, assestandogli pure un sonoro ceffone con una sentenza dai toni severi.
Sono due diversi provvedimenti adottati dall’amministrazione comunale di Arzachena nelle ultime settimane. Il primo, la lottizzazione a Porto Cervo da 7300 metri cubi, è stata deliberata dal Consiglio comunale nell’ultima seduta, sia pure con una risicata maggioranza. Nei giorni scorsi la pratica è stata oggetti di un acuminato editoriale dell’urbanista Sandro Roggio, pubblicato su La Nuova Sardegna dopo venti giorni di assoluto silenzio della stampa. Il sindaco Ragnedda, in seguito, ha spiegato il via libera del Consiglio motivandolo come un atto di ragionevolezza: a suo dire, un eventuale diniego sarebbe stato cancellato dallo scontato annullamento del Tar, in caso di ricorso.
Il secondo caso è quello di un eliporto attivo dai otto anni a Liscia di Vacca – ad un paio di chilometri dal palazzo sdoganato – e che l’ufficio tecnico ha vietato a maggio con un ricorso in autotutela, annullando le autorizzazioni che lo stesso Comune aveva a suo tempo concesso e che integravano quelle regolarmente rilasciate dell’Ente nazionale aviazione civile. Teniamo presente che si parla di una piazzola di cemento con una cisterna serbatoio per rifornire gli elicotteri. Il titolare si è opposto con un ricorso al Tar, di cui vi copio il link: http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Cagliari/Sezione%202/2014/201400512/Provvedimenti/201400569_20.XML.
Emerge che: 1) il Comune aveva annullato le sue concessioni anche perché “l’intervento in questione sarebbe comunque incompatibile con la destinazione urbanistica dell’area, classificata come detto zona F Turistica” e. aggiunge la sentenza, adducendo “motivi formali e del tutto privi di valutazione in ordine all’interesse pubblico prevalente”.
2) L’urbanistica non è una scienza esatta o è, come minimo, così complessa da sfuggire alla capacità di comprensione di semplici uomini della strada come noi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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