Che al Sistema Sanitario Nazionale, noi comuni mortali, facciamo più comodo da malati che sani è fuori discussione. – Esagerata! – direte in molti.
Però, senza scomodare tutti i micro e macro episodi di corruzione all’interno del settore per spingere questo o quel farmaco e rifilarlo a pazienti ignari, quand’anche non c’era necessità, ce lo ricordiamo Duilio Poggiolini?
Alludo a quel tale che, dopo una carriera da professore di microbiologia e chemioterapia all’interno dell’Università, era diventato, grazie allo spessore della sua professionalità, il rappresentante italiano nell’Organizzazione mondiale della sanità per il programma sui farmaci essenziali. Quello che era stato arrestato dopo aver preso enormi tangenti per aver manipolato procedure di gestione del servizio sanitario, in favore di grandi aziende farmaceutiche. Quello che a casa c’aveva i pouf pieni di banconote, lo rammentate?
Il rappresentante italiano nell’Organizzazione mondiale della Sanità era stato indagato anche per “epidemia colposa” per la trasfusione di sangue infetto che ha regalato a poveri pazienti riceventi una serie di infezioni che spaziavano dall’epatite C fino al contagio dell’HIV. Ah però adesso siamo a posto con la Lorenzin, le cui competenze in materia di Sanità sono abbondantemente certificate da una maturità classica e da un passato di importanti iniziative quali cancellazione dell’introduzione dei libri in formato digitale nella scuola.
Ieri leggevo un articolo tratto dal libro “Cancro S.P.A.” di Marcello Pamio dove si diceva che nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini rinvenuti nelle valli più sperdute del Veneto un anatomatologo ha trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo. In pratica era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale.
E mi è venuto spontaneo chiedermi se la massiccia diffusione dei tumori negli ultimi decenni fosse, non dico prodotta,ma almeno incrementata dalla concentrazione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente.
Molti tumori regrediscono o rimangono incistati per lungo tempo quando la capacità di auto guarigione dell’organismo è libera di fare il suo corso.
A dimostrare ciò seguiva la ben poco conosciuta ma vasta ricerca condotta prof. Hardin B. Jones, fisiologo dell’Università della California, e presentata nel 1975 al Congresso di cancerologia presso l’Università di Berkeley, dove lui, oltre a denunciare l’uso di statistiche distorte, prova che i malati di tumore che NON si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia) sopravvivono più a lungo o almeno quanto coloro che ricevono queste terapie.
Se il personale medico e paramedico si premura di indossare guanti protettivi perché se soltanto una goccia del farmaco chemioterapico entra in contatto con la pelle causa ustioni e altri danni, non viene spontaneo chiedersi cosa potrà succedere nell’organismo di chi quel liquido se lo trova sparato nelle vene?
Ma dal momento cheè l’unica cura ufficiale riconosciuta, un paziente non deve pensare a queste cose, deve piuttosto firmare il consenso informato, che para il culo al Sistema Sanitario e sperare. Porgere il braccio senza porsi domande.
Ora io non dico che ce ne dobbiamo fregare, non ricorrere alla diagnosi precoce e lasciare che tutte le patologie facciano il loro corso senza nemmeno aiutare il nostro sistema immunitario con qualche farmaco ad hoc. Ma nemmeno cadere nell’eccesso opposto e metterci, in maniera acritica, nelle mani di un sistema che spesso trae grossi profitti dalle lobby farmaceutiche. Questo è l’unico campo in cui la via di mezzo e la moderazione non rappresentano la mediocrità. Informiamoci, usiamo internet per raccogliere notizie, che spesso vengono oscurate dalle fonti ufficiali, facciamo ricerche e poi decidiamo la via da percorrere.
In maniera consapevole, però.
“Mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale”, recita il Giuramento di Ippocrate. Anche se qualcuno ogni tanto lo dimentica.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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