«Se qualcuno pensa che la Sardegna finisca a Cagliari, parte male»: è il monito alla Giunta regionale lanciato dal sindaco di Nuoro, Sandro Bianchi, che in un’intervista con l’Unione Sarda, pubblicata sul quotidiano oggi in edicola, reclama una maggiore attenzione per il suo territorio. «Pigliaru porti i suoi assessori a riunirsi nella nostra città, per confrontarci sul problema delle zone interne che rischia di diventare il problema della Sardegna intera», dice Bianchi. Nei giorni in cui i sindaci sardi alzano il livello di confronto con la Regione, sui temi del patto di stabilità, il primo cittadino nuorese non nasconde la sua impazienza: «Ho fiducia nel governatore, ma servono segnali immediati di attenzione». A partire dal mantenimento di promesse antiche, come la Scuola forestale a Nuoro. «E magari anche la sede di un assessorato», aggiunge Bianchi, «a costo di dire a qualche burocrate regionale che deve spostarsi. La nostra zona può salvarsi puntando su ambiente e cultura». Questa storia che la sede di un assessorato regionale possa essere spostata da Cagliari verso altri capoluoghi di provincia (ma non le avevamo abolite, poi, le province?) per poter salvare la zona senza “politica” mi lascia, sinceramente, perplesso. Lo dico da “sardo del nord” e che ha vissuto, per anni, lontano da Cagliari, salvo poi finirci per lavoro negli ultimi anni. Il problema, per rispondere al sindaco di Nuoro (è lui che propone un assessorato regionale nella sua città) non è “geografico”. Il problema, semmai, è “geopolitico” , ovvero far comprendere al Governatore e ai suoi assessori che la Sardegna è abbastanza grande e complicata e non si ferma alla curva di Monastir, ma continua, con molte curve e avvallamenti sino a La Maddalena. Il problema non si risolve spostando l’assessore all’agricoltura nei luoghi dove di agricoltura ancora si vive (e bisognerebbe tracciarli bene, quei luoghi) così come non si risolvono i problemi dei tossicodipendenti tirando “cocaina”. Il problema si risolve costringendo l’assessore all’agricoltura ad occuparsi dell’agricoltura in senso generale, costringendolo a pianificare il futuro di un’isola che sembra essere sempre più attorcigliata in se stessa ed ancora non è riuscita a comprendere quale è il tavolo su cui scommettere. Non si risolvono i problemi semplicemente presentandosi nei luoghi dove i problemi esistono: è utile per l’antropologo, per il sociologo, ma non per il politico che deve avere, necessariamente un’altra visione. Il politico, in questo caso, deve essere consapevole dei problemi, deve conoscerne le genesi e deve essere in grado di analizzare le criticità ma, soprattutto, deve essere in grado di riuscire ad intervenire, deve saper dare soluzioni. Se spostiamo l’assessorato della cultura a Cabras il museo con i giganti non staccherà gli stessi biglietti del Louvre. Sarebbe troppo bello. Poi, come dire, bisogna anche stare attenti: magari, qualcuno, se rimane troppo vicino a quei giganti li affitta e li manda in giro per l’Italia, per promuovere la nostra isola.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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