I poveri cristi sono tutti coloro cui viene strappato un pezzo di vita o un diritto fondamentale, o sulle cui spalle è caricata qualche croce che non meritano. Spesso i poveri cristi fanno i conti con entrambe le situazioni. Nei primi Anni Settanta rientravano nella categoria gli abitanti del Belìce, del Carboi e dello Jato, colpiti nel 1968 da un terremoto violentissimo. Di quelle povere comunità rurali di Sicilia, l’Italia scoprì il nome grazie ai cronisti che vagarono tra quelle macerie.
A quei 300 morti, ai 1000 feriti, ai 70.000 sfollati, per anni lo Stato non è riuscito ad offrire, come onore o sostegno doverosi, una ricostruzione degna di questo nome; e questo nonostante 24 miliardi di euro di accise sulla benzina, pagate dagli italiani in 50 anni per finanziarla.
Il 25 marzo del 1970, nel centro storico di Partinico, una manifestazione capeggiata da Danilo Dolci scorre lungo le vie principali, puntando verso Largo Scalìa. I manifestanti chiedono che parta la ricostruzione e che ai paesi colpiti venga restituita la vita che avevano. Appena il corteo raggiunge la piazza, Dolci sale sul palco e fa un gesto al tempo stesso insignificante e potente: accende una radio, sintonizzata sui 98.5 FM. Nello stesso istante due suoi collaboratori, Pino Lombardo e Franco Alasia, da una stanza distante pochi metri, fanno partire un nastro con un discorso di Danilo Dolci ai siciliani, agli italiani e al resto del mondo, per denunciare il vergognoso abbandono in cui versano i terremotati della Sicilia Occidentale. La Radio da cui trasmettono, finita di allestire mezz’ora prima, si chiama Radio Libera di Partinico ed è una Radio pirata. All’epoca solo la Rai aveva il diritto di trasmettere, ma Dolci e compagni hanno deciso che per fare arrivare quel messaggio fino a Roma e oltre, si può ben correre il rischio di essere denunciati.
Il messaggio è molteplice, in realtà: parla del Belìce, dello Jato e del Carboi, ma parla anche di democrazia, di partecipazione, di accesso, per tutti alla comunicazione. Dolci insisterà spesso, nel corso degli anni, sulla differenza tra mezzi di trasmissione e mezzi di comunicazione, tra un ascoltatore che subisce il messaggio e uno che partecipa e risponde. Nel monologo pirata che la Radio Partinico trasmise quel giorno di 49 anni fa, Dolci si soffermò proprio su quei “tutti” a cui la Costituzione italiana garantisce il diritto di pensiero e parola “con lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione”; e si chiede, Dolci: ma da quel tutti “deve essere esclusa la gente che lavora più faticosamente? La gente che più soffre?” I poveri cristi del Belìce, in quel caso?
Dopo un giorno intero di trasmissioni clandestine a base di comizi, interviste e brani musicali, il pretore ordina alla Polizia di zittire quel coraggioso esperimento di comunicazione libera. Alasia e Lombardo, condannati, verranno salvati con un’amnistia. La Corte Costituzionale, con due sentenze, nel 1974 e nel 1976, stabilì che anche i privati cittadini potevano realizzare e gestire un’emittente radio.
Le ultime baracche messe in piedi all’indomani del terremoto, vennero demolite nel 2006.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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