L’altra sera sono andato ad assistere ad uno spettacolo comico, al teatro del mio paese. Quando sono andato ad acquistare i biglietti, tre giorni prima, mi hanno sottoposto una pianta della sala perché potessi scegliere liberamente i posti. Liberamente fino ad un certo punto: una buona parte delle poltrone in prima fila nella pianta era segnata di blu, non disponibili in quanto riservate alle “autorità”. Ogni volta che m’imbatto in questo malcostume mi chiedo: perché? Perché chi ci rappresenta e dovrebbe dare l’esempio non rinuncia a questi privilegi e non va a comprarsi il biglietto come fa qualunque altra persona? E, se le autorità nulla c’entrassero, perché chi gestisce un teatro o un auditorium deve sentirsi in dovere di lasciare la prima fila alle autorità? Perché? Quando poi sono arrivato a teatro, nessun sindaco, assessore o consigliere che avesse i titoli per essere considerato “autorità” era presente. Quindi le poltroncine riservate sono rimaste vuote. E la mia indignazione per questo Paese dei privilegi, anziché placarsi, è cresciuta. Per fortuna lo spettacolo era divertente e me ne sono dimenticato: è proprio vero che una risata li seppellirà.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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