Teulada è un paese prospero, con uno sviluppo economico notevole grazie al poligono militare.E’ quanto pare sostenere, in una recente intervista, il Generale Branca, comandante del poligono. Peccato che, come ho già dimostrato ampiamente in altri articoli (“Il paese dimezzato” e “Sviluppo al piombo”), dati alla mano, alla presenza dei poligoni militari si associa sempre lo spopolamento, in forme gravi, e un minore reddito pro-capite. Possiamo anche dire, come hanno fatto gli alti vertici militari in questi giorni, quello che si vuole, ma le cifre non mentono. Colpisce, inoltre, l’atteggiamento di sufficienza nei confronti della Sardegna di questi militari, oltre alla solita solfa delle buste paga per la quale dovremo mostrare riconoscenza. Un mito che ho smantellato anche questo, dimostrando che, in Sardegna, in percentuale, le buste paga militari sono sottodimensionate rispetto all’occupazione del territorio (diamo il 60% del territorio nazionale occupato dalle servitù contro il 7% delle buste paga militari). Si ricorderà il fuori onda del Gen. Molteni, ex capo del Poligono di Quirra, sulle malattie provocate dalla promiscuità dei sardi, altrochè che sostanze inquinanti. Oggi Molteni è rinviato a giudizio per reati legati all’attività militare del poligono all’interno della nota inchiesta giudiziaria partita dalla cosiddetta sindrome di Quirra. Oggi colpiscono le dichiarazioni del Gen. Branca sui nuraghi presenti nella base di Teulada. Minimizzando l’ipotetico danno archeologico, il generale ha manifestato dubbi sull’autenticità e sull’importanza dei monumenti antichi, che non si sa se siano “veri”, o di reale interesse storico. Nell’articolo “Una sorprendente Sardegna”, motivavo la sottovalutazione della storia nuragica in molti ambienti accademici e la sua quasi totale mancanza nei programmi scolastici. La Sardegna vanta un territorio monumentale, ricco di storia e di archeologia, considerato un vero e proprio museo all’aperto, con circa 8 mila nuraghi e tanti altri monumenti archeologici, certificati come patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Ma ciò è di ostacolo allo sfruttamento di un territorio che, grazie alla bassa densità abitativa e ai suoi spazi, è adatto per riporre le cosiddette esternalità, dalle servitù militari alle industrie pesanti, dagli impianti energetici alle discariche per rifiuti pericolosi. Per converso, sul piano antropologico, lo sradicamento dalla propria storia provoca, in una comunità, un sentimento di disorientamento che lo porta a non comprendere più le proprie ragioni etniche. Con le dichiarazioni del Generale si ha una controprova di questa teoria. Si sottovaluta la storia antica della Sardegna perché, altrimenti, sarebbe d’ostacolo allo sfruttamento del territorio. E questa è una costante che perdura da sempre. Ora, tutti dovrebbero sapere che i nuraghi non possono che essere veri, per tipologia costruttiva difficilmente riproducibile e per la riconoscibile vetustà. E che un monumento di 3500 anni non possa essere di interesse storico, è cosa che sta fuori dalla grazia dell’umano intendere. Tuttavia sono cose che l’establishment militare può dichiarare tranquillamente, senza provocare il naturale scandalo conseguente ad una tale offesa alla cultura. Nessuno si sarebbe mai sognato di dire cose di questo tipo per un tempio greco, per una villa romana, per una tomba etrusca. Ma con i nuraghi si può, perché essi, in fin dei conti, nella storiografia ufficiale, non esistono.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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