Un consigliere comunale di Sassari, Manuel Alivesi, ha lanciato una singolare petizione online per chiedere al sindaco Nicola Sanna di “rinunciare alla realizzazione delle piste ciclabili”, ovvero quei sentieri pedalabili che l’amministrazione ha inserito nel suo programma elettorale e intende realizzare.
Alivesi, esponente di Forza Italia, ritiene al pari degli altri sostenitori della petizione che il progetto delle piste ciclabili sia “inutile”. I virgolettati, tanto per essere chiari, sono pensieri e parole estrapolati testualmente dalla petizione di Alivesi, rintracciabile in rete.
Secondo Alivesi Sassari avrebbe altre priorità e, soprattutto, rischia di veder ulteriormente penalizzata la sua già caotica viabilità con l’aggiunta della corsia per le biciclette (aspetto, quest’ultimo, del quale si occuperà più tardi su queste pagine l’architetto Tore Dessena).
Chiamato in causa su Facebook, Alivesi ha spiegato di non essere contrario alle piste ciclabili in quanto tali, ma allo specifico progetto partorito dall’amministrazione sassarese. Però, se le parole hanno un senso, la petizione di cui è firmatario dice altro, esprimendo una totale contrarietà al concetto stesso di pista ciclabile.
Io credo, in realtà, che la battaglia contro le piste ciclabili sia la manifestazione di un sentimento piuttosto diffuso contro le biciclette e chi le cavalca: vanno piano, rallentano, suggeriscono ritmi di vita e di spostamento anacronistici, incompatibili con quella malintesa idea di sviluppo cara a certi politici e ai loro partiti. A chi la pensa in questo modo va ricordato che destinare risorse ad una rete ciclabile è un sintomo di civilizzazione evoluta e qualità della vita: significa investire sulla città, renderla più fruibile e turisticamente appetibile, ristabilire con essa un contatto fisico più stretto ed incentivare modalità di spostamento sostenibili e salutari.
Chi teme che il traffico finisca con l’ingolfarsi ancora di più per un improvviso proliferare di velocipedi, sappia che è vero l’esatto contrario: le piste ciclabili azzerano questo disagio, riservando spazi appositi a chi intenda spostarsi sui pedali.
La città ideale dovrebbe essere a misura di bambino, si usa dire con una magnifica espressione, ma credo dovrebbe essere anche a misura di bicicletta. Le due declinazioni dello stesso concetto sono strettamente collegate, a mio avviso. Quando un bambino o un vecchio potranno spostarsi per la città pedalando in tutta sicurezza, credo che avremo reso quella città più felice.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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