Non basta più lo sconcerto. Non è solo questione di arroganza o di “impunità”. C’è gente che non sa stare al mondo, almeno dalla parte che gli spetterebbe: quella degli esseri umani. Il problema è che, però, non può stare neppure dalla parte nella quale, solitamente, proviamo a sistemare (a seconda dei vari luoghi comuni) quelle persone che si comportano in maniera vicina o simile ad altri esseri: dal maiale, al topo, alla faina, alla vacca, giusto per ricordarne qualcuno. Ed invece dovremmo cominciare a rovesciare certe considerazioni e ai dire le cose con il loro nome: questi strani esseri, che fanno parte della nostra razza (quella umana, s’intende) non sono animali, sono semplicemente uomini che dovrebbero essere completamente esclusi dal recinto del nostro pensare “sociale” e dovrebbero essere inseriti in un non-luogo, al cospetto di ulteriori esseri simili al loro comportamento. Giusto per intenderci: quei due esseri umani (appartenenti quindi alla nostra razza e non a quella animale, molto più leale e coerente della nostra) che hanno percosso in una spiaggia del Salento, un ragazzino di diciassette anni, originario della Nuova Guinea e hanno tentato di affogarlo, dopo avergli rubato un paio di occhiali e i pochi spiccioli ricavati da una giornata di vendita nella spiaggia, dovrebbero essere dalla razza umana e gettati in un limbo a meditare. Questa arroganza, questa prepotenza da “branco” inferocito per delle prede che non esistono (un paio di occhiali di plastica del valore di pochi euro) quel gusto semplicemente sadico, quel gioco a prendersela con i più deboli, ad urlare ed inveire per ottenere le cose perché “mi spettano”, è il risultato di anni di “sopportazione”, di accondiscendenza per questo tipo di azioni da parte di chi, sempre all’interno del recinto sociale, sta semplicemente a guardare. E lo fa in silenzio. Non hanno mosso un dito gli altri esseri “presunti” umani quando hanno osservato la scena. Nessuno o quasi che abbia protestato o semplicemente urlato “lasciatelo stare”. Niente. Solo due bagnanti, sembrerebbe, sono intervenuti per difendere il povero ragazzo. Per il resto niente. Quel silenzio che squarcia le coscienze, quella voglia incontenibile di volersi fare, a tutti i costi “i fatti propri” ci porta poi a lamentarci quando i fatti nostri diventano preda di questi signori che ci seviziano le figlie, che camminano contromano uccidendo qualcuno ignaro, che parcheggiano in seconda fila e accoltellano le persone. Ecco, solo allora, quando l’orrore infrange la nostra battigia, siamo disposti a protestare e dire che siamo alla deriva. Certo che siamo alla deriva, perché c’è gente che con le parole, quotidianamente, continua ad urlare: “gli italiani prima di tutto”, “padroni in casa nostra” e non ha capito (o fa finta di non capire) che queste orribili considerazioni vengono soppesate da gente che vive nella spensierata ignoranza, non conosce la storia dei popoli, non ne conosce l’evoluzione e la mescolanza. Attenzione a credere siano solo parole: stanno costruendo l’odio sordo contro tutti e contro tutto. Al ragazzo della Nuova Guinea, cittadino del mondo unica e vera casa di tutti, posso dire soltanto: “Scusaci, l’uomo non è un essere perfetto e non si può gettare tra altre specie (quelle animali, per esempio) rimane tra di noi, brancola e si muove con una arroganza e una cattiveria fuori da ogni regola. Scusaci. Dovremmo cominciare a modificare le parole e dovremmo cominciare a dire basta con certe persone. Questo non è più razzismo. Non è questione di razza. Qui si calpesta la storia e la cultura dei popoli. Queste storie, se non proviamo a modificarle, ci distruggeranno. Riflettiamoci bene. Io, di certi uomini comincio a non fidarmi. Dei maiali si.
Ecco la notizia apparsa su molti quotidiani on-line
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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