E’ morto di Covid Franco Marini, 87 anni. Certamente non apparteneva a categorie non protette, penso che familiari, amici e istituzioni abbiano tentato l’impossibile per salvarlo. Però era un vecchio e persino lui, un potente, faceva parte di quel pezzo di umanità che a poco a poco ci si sta rassegnando a vedere morire. Dice che il geronticidio faceva parte delle culture antiche, anche della nostra di sardi; dice che dopo i settant’anni chi ci arrivava andava a morire senza tante storie sul ciglio di un dirupo o ingollando il veleno pietosamente allestito dai figli. Sono balle, secondo me, e mi chiedo come mai i veri interpreti di quella cultura mediterranea, della quale certi studiosi cercano soprattutto l’aspetto sensazionalistico, parlino al contrario di amore e rispetto per i vecchi e di una loro effettiva utilità nell’apparato sociale, comprese le gerarchie. Guardate Omero, per dirne uno, che credo di usi e costumi delle civiltà da lui narrate se ne intendesse abbastanza. Per me aveva ragione Lilliu quando sosteneva che le emergenze storiche e archeologiche sul geronticidio, indubbiamente esistenti, erano relative a una pratica non comune limitata e a certe aristocrazie: eliminare chi, vecchio e malato, deteneva ormai inutilmente il potere per fare posto a chi era in grado esercitarlo. Una questione dinastica, insomma, è più credibile perché, limitata a un ceto ristretto, non inficia il principio fondante dell’umanità che è quello della solidarietà. Insomma, un po’ come gli ottomani che dopo la morte del sultano ammettevano il fratricidio istituzionale tra gli aspiranti al trono, in modo che il nuovo imperatore non venisse insidiato da altri pretendenti, ma nello stesso tempo punivano ogni forma di violenza con leggi più severe di quelle della parte cristiana di mondo. Il covid secondo alcuni ci sta riportando invece a quella leggendaria pratica con la quale la società si liberava di “tutti” i pesi accettati per inutili anche dai pesi stessi. Così come i vecchi immaginari dei nostri archeologi andavano sul ciglio del dirupo conversando amabilmente con i figli e impartendo consigli e benedizioni prima dell’ultimo salto, così adesso i nostri vecchi dovrebbero isolarsi al primo raffreddore con assenza di odori e sapori e, con Skype o videoconferenza WhatsApp, salutare sereni figlioli e nipoti rifiutando le costose cure lasciandole generosi ai più giovani. Il comportamento di certi ragazzini che ho visto, nelle vie affollate di sabato scorso, distribuirsi con ostentazione abbracci e spruzzi di saliva, sembrava quasi una sfida ai vecchi che avrebbero trovato al loro ritorno a casa, per quali quella bava festosa potrebbe rivelarsi letale. E’ un’accettazione del covid non come strumento moderno di geronticidio più o meno rituale, ma come una delle mille cause, consolidate nella nostra percezione, che a un certo punto della vita è probabile che provochino la morte. Nessuno si sognerebbe di imporre chiusure generalizzate e investire urgentemente in vaccini per eliminare da un momento all’altro il diabete mellito, l’arteriosclerosi, l’osteoporosi, l’infarto del miocardio, le malattie polmonari e neurologiche, certe forme di cancro e tutti gli altri mali che uccidono soprattutto i vecchi. Ecco, il rischio è che nella mentalità di molti giovani ansiosi di baciarsi a ogni loro incontro quotidiano al bar, il covid diventi una malattia della quale rassegnarsi a vedere morire il nonnino: “Mi dispiace, però vedi di non rompere i coglioni, nonno”. Che non è una forma moderna di geronticidio, inesistente come quello antico, ma soltanto di egoismo, usanza questa pericolosissima in ogni assetto sociale e diffusissima in ogni epoca e luogo, e sono certo che non sia necessaria l’antropologia o l’archeologia a dimostrarlo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design