Vivo una devastante crisi di visibilità, sono più devastato di un campo percorso dalle cornacchie e dai cacciatori. Nessuno mi caga più, in parole povere. Ho già proposto di lasciarmi fotografare mentre mi vaccinano anche praticando la puntura su un gluteo anziché sul braccio. In cambio di questa mia promozione del vaccino, chiedevo soltanto di saltare la fila per il vaccino stesso. Nessuno mi ha risposto. Quindi ho deciso di cambiare schieramento e mi unirò ai novax e negazionisti. Il mio primo passo sarà quello di andare in ristorante durante il coprifuoco e anche in questo caso lasciarmi fotografare e rilasciare dichiarazioni. Attendo proposte dai ristoratori. In cambio chiedo soltanto la cena pagata per me, la mia famiglia e pochissimi amici.Briatore appoggia Renzi. Porca puttana, avevo impiegato giorni e giorni a trovare un equilibrio di pensiero tra la smodata, personalistica e incosciente spallata di Renzi e le ragioni con cui la sostiene, le quali, strumentali o no, sono comunque buone. Vedi il mancato Mes. Adesso con questa dichiarazione di Briatore ho fatto un passo indietro e Renzi mi sta sui coglioni senza se e senza ma (scusate, ma da molto tempo aspettavo l’occasione di dire senza se e senza ma)La sindaca leghista che si fa arrestare perché farebbe discriminazione razziale nella distribuzione dei pacchi alimentari mi ha portato alla mente un racconto del “Mondo piccolo” di Giovannino Guareschi. Sarebbe la saga di Don Camillo e Peppone. Negli anni del Piano Marshall arrivavano, pagati dall’America, pacchi con pasta e marmellata alle famiglie povere. Agli iscritti al Pci, scriveva Guareschi, era vietato accettarne. Nel paese di Peppone ce n’era uno particolarmente fedele alla causa ma particolarmente povero, mi sembra si chiamasse Straziami. Spinto dalla fame dei figli e della moglie, Straziami ne accetta uno e, come in una festa di Natale, lo apre davanti alla famiglia godendosi la gioia dei piccoli e della donna ma ripromettendosi di non toccare una briciola del contenuto, un po’ per coerenza e un po’ per non togliere niente a loro. In quel momento si spalanca la porta, fa ingresso un dirigente provinciale del partito (“federale”, lo chiama Guareschi, con sinistra assonanza fascistoide) che fa un solo pacco della tovaglia e del ben di Dio che vi è posato e butta tutto nell’immondizia, mentre i bambini guardano con gli occhi lucidi. Peppone, che ha assistito, soffre come una bestia. Chissà se una cosa così è successa davvero, Guareschi era un anticomunista di quelli tosti, pure se a metterlo prima in campo di concentramento e poi in galera furono i nazi-fascisti e la Democrazia Cristiana. Comunque quell’episodio, vero o falso, è un’immagine travolgente, drammatica e letterariamente geniale dell’Italia del dopoguerra, che in sé conteneva insieme alla tragedia anche la speranza. L’episodio della sindaca leghista è soltanto ridicola tragedia.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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