Bisogna essere davanti al quadro e chiudere gli occhi per poter comprendere tutto il rosso delle bandiere e tutto il grigio degli uomini. Quei pugni chiusi sembrano muoversi e raccolgono la forza per salutare e urlare. I funerali di Togliatti furono dipinti da Renato Guttuso e quel grande affresco gli valse il 30 aprile 1972 il premio internazionale sovietico “Lenin per la pace”. Certo, oggi farebbe sorridere, ma a quei tempi i comunisti c’erano davvero e cavalcavano una forte onda. Sempre nel 1972 , alle elezioni il partito comunista italiano raccoglieva il 27,1% dei consensi (i socialisti erano quasi al 10%) e la democrazia cristiana era al 38,7%. Quei numeri erano davvero enormi e molto rappresentativi della classe “operaia”. I comunisti avevano i volti e i silenzi intensi dipinti da Renato Guttuso nel quadro che potete vedere al MamBo di Bologna. Quel quadro, manidesto della cultura antifascista, lo vidi, per la prima volta, nel 2001 a Torino, in occasione di una bellissima retrospettiva su Guttuso. L’impressione fu enorme. Simile a quella avuta al cospetto della Guernica di Picasso al Prado di Madrid. Se avete tempo e voglia, se vi capita, andate ad osservare, da vicino i funerali di Togliatti. Mettetevi al centro e chiudete gli occhi. Lentamente sentirete un lieve fruscio: sono le bandiere rosse che d’incanto si muovono e ti avvolgono. Nel 1972 c’era molta ideologia ma anche molta più passione per le cose. Chiudete gli occhi e aspettate. Quel rosso vi avvolgerà.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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