Sentiamo sempre più forte il dovere di batterci contro questo pensiero unico che ha stabilito i ruoli e ci spinge a credere che esistano ragioni solo da una parte e torti solo dall’altra.Vale per Russia e Ucraina, ma non solo.
Bisogna, ed esempio, uscire dal tabù che ci impedisce di ristabilire la verità su Hitler. Anche il dittatore tedesco aveva le sue ragioni e l’Europe le sue colpe, in quel tragico concatenarsi di eventi che portò l’umanità verso il baratro della seconda guerra mondiale.
Vogliamo forse negare che le condizioni umilianti imposte dagli alleati alla Conferenza di pace di Versailles siano state una delle cause della rabbia tedesca poi materializzatasi nel nazismo?E vogliamo forse negare che il nazismo si avvalse anche di finanziatori americani e poté fare la voce grossa per la sterile politica dell’appeasement degli alleati europei?Certo ci furono le Fosse Ardeatine, ma Via Rasella dove la mettiamo?Non diamo tutta la colpa a Hitler, insomma, perché il resto dell’Occidente fu colpevole quanto lui.E di Mussolini ne vogliamo parlare?Certo, gli squadristi dei Fasci usarono la violenza come arma politica, nessuno può affermare il contrario. Ma se le violenze perpetrate contro operai, sindacalisti e socialisti del cosiddetto Biennio Rosso hanno trovato così ampio consenso fu perché quel clima di disordine rischiava di affossare definitivamente l’economia italiana già in agonia per gli effetti della Grande guerra appena conclusa.E se l’uomo forte riuscì ad affermarsi fu anche per la inadeguatezza della politica parlamentare italiana del tempo, incapace di trovare risposte per le esigenze di una popolazione in miseria e avvilita dal raggiro della vittoria mutilata.Non diamo tutta la colpa a Mussolini, insomma, perché le rinunciatarie sinistre aventiniane furono colpevoli quanto lui.Veniamo a Stalin. Certo, ebbe modi brutali, fece ricorso ai gulag, perseguitò oppositori ed ebrei e fece morire di fame i kulaki ucraini, siamo tutti d’accordo.Ma abbiamo presente in quale stato di arretratezza e di miseria diffusa vivessero i russi in tempo zarista?A volte le rivoluzioni ripropongono gli orrori che volevano cancellare, come ben doveva aver capito il già moribondo Robespierre in punto di morte.Ma se lo stalinismo fece milioni di morti fu anche per le condizioni che Stalin aveva ereditato e per il colpevole silenzio dell’Occidente.E quindi evitiamo di considerare il vecchio baffone il colpevole unico degli orrori della sua lunga parentesi storica al comando.Certo, quegli orrori ci sono stati e alla fine anche i più riluttanti hanno dovuto ammetterlo.Vi chiedo? Avreste voluto vedere anche l’Italia sottoposta al controllo della Russia comunista e ai suoi metodi polizieschi?Credo di no.Forse è allora il caso di rivalutare la strategia della tensione, le interferenze della Cia, Gladio e l’asservimento dell’Italia agli Stati Uniti, in funzione Nato.Senza troppo sottilizzare sui metodi utilizzati, risparmiando l’emotività ancora oggi viva per stragi come quelle di Piazza Fontana e della stazione di Bologna, possiamo certo dire che quell’azione occulta ebbe il merito di strappare il nostro Paese alla deriva bolscevica e, alla fine, è risultata giustificata dalla Storia.Veniamo all’oggi. Può essere solo colpa di Putin la guerra dell’Ucraina?Non possiamo limitarci a dire che Putin ha invaso l’Ucraina, dato certo vero ma derivato anche dall’incredibile arroganza del popolo ucraino che pretende appunto di sentirsi nazione e di poter decidere autonomamente orientamenti e posizioni, senza tenere conto della sua delicata collocazione geopolitica e delle conseguenze per il mondo intero.E quindi Putin avrà pure le sue colpe, ma non più di Zelenski e degli americani che non hanno chiuso da subito la porta agli ucraini.Se mi avete seguito fin qui, vi sarete certo indignati per la serie di cazzate che ho infilato, l’una dopo l’altra.Ma io sono sicuro che queste cose avrebbero scritto, ciascuna a suo tempo, i tanti democraticissimi opinionisti che ogni giorno sorprendo a difendere Putin, facendolo passare per vittima con contorsionismi argomentativi di cui sono io a vergognarmi per loro.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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