Io ho un amico e collega non vedente. Lui, per comodità, dice “cieco”. Non si vergogna della parola. Anzi. Non dico che ne va fiero ma è molto consapevole del suo stato. Ha visto sino all’età di venticinque anni. Poi solo ombre, sino al buio assoluto. Io l’ho conosciuto nel periodo delle ombre. Per lui ero qualcosa di uniforme e di grigio. Non mi conosce. Però, a dire il vero, mi conosce benissimo. Con lui ho imparato storie e strade di Roma e di Bologna. Camminare con lui è un piacere e una gioia. A Bologna mi ha raccontato quali erano le case dove si nascondevano i partigiani. Me le indicava e lo faceva in maniera sublime. Ci davamo appuntamento al centro, vicino alle torri. Lui arrivava con il suo bastone bianco e quando mi agganciava cominciava subito a raccontare della sua Bologna. Anche se non è bolognese. E’ uno psicologo sublime, attento, meticoloso, un uomo che sa ascoltare. Usa il silenzio e le pause contemplative quando gli occhi non bastano. Meglio, usa tutto, tranne gli occhi. Io Armando lo amo quasi alla follia. Sa avere la tranquillità di chi va per mare e riesce avere sempre una certa risposta anche se non è mai una risposta certa. Con Armando non ti annoi. Sa raccontare e ama la musica classica e l’opera. Conosce i libretti a memoria ed è amico di molti musicisti. Armando vive all’incrocio dei venti e riesce a percepirli tutti. Lui sa essere cieco in maniera stupenda. Non te lo fa pesare. Una volta – erano le tre del mattino, a Roma, dopo una serie di bicchieri di buon vino – gli chiesi che cosa sognano i ciechi. Lui, con un sorriso mi disse che sognava delle donne stupende nelle più belle città del mondo. Rimasi perplesso ma prima che potessi replicare Armando aggiunse: “Chiaramente io sogno a colori. Almeno nei momenti onirici mi piace esagerare”. Dedico ad Armando, grande amico e collega, una canzone bellissima che, come disse una volta Lucio Dalla, avrei voluto scrivere io. Lo ha fatto magistralmente Francesco De Gregori. S.Lucia è uno tra i più bei testi mai scritti. Una piccola grande poesia. E dentro quelle parole il mio grande Armando c’è tutto. Colori compresi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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