I bei gesti.
Parolacce, invettive più o meno velate, insulti gratuiti, vaffa che piovono come se avessimo ombrelli bucati e poi un piccolo gesto. Forse insignificante, forse inutile, forse “esagerato” e celato da finto buonismo. Forse. Però il gesto rimane e nello sport dovrebbe essere la norma principale: l’importante è partecipare e divertirsi. Come nel calcio, dove i nostri pargoli passano intere giornate (passavano, di questi tempi è diventato complicato) alla rincorsa di un pallone e la vita scorre con la meraviglia e l’innocenza dell’infanzia. Ci pensano i genitori, a volte, a regolare i conti con l’adultità provando a litigare, urlare, minacciare gli arbitri. Stiamo parlando di partite tra ragazzini dove non c’è niente in palio. Solo l’allegria. Però il gesto di Andrea Belotti, calciatore professionista della squadra di serie A del Torino, restituisce tutta la dignità ad uno sport che dovrebbe camminare sui binari della semplicità. Ieri, in un confronto con la squadra dell’Atalanta, l’attaccante Belotti sembra subire un fallo al limite dell’area avversaria. L’arbitro Fourneau fischia ed estrae il cartellino giallo per Cristian Romero. Belotti si rialza, si avvicina all’arbitro e, utilizzando anche il carisma di capitano della sua squadra, dice al direttore di gara che quel fallo non l’ha subito e che non ritiene giusta la punizione e la successiva ammonizione al suo avversario. L’arbitro crede a Belotti e cancella la sua decisione, Romero viene riabilitato e Fourneau fa ripartire l’azione scodellando la palla sul punto dove si era fermata al momento dell’interruzione. La squadra di Belotti stava perdendo 3 a 0 e lui poteva ben sperare in un “aiutino” per rimontare la partita. Non l’ha fatto ed è stato premiato da Eupalla, la dea che riesce a comprendere i gesti. Quella partita è finita in parità e ha restituito un gesto d’altri tempi, quasi dimenticato. Ce ne fossero in altri campi di persone che si fermano e dicono: “Scusate, ma ho sbagliato” o, più semplicemente, come ha detto Belotti “La colpa non è la vostra”. Ecco, con questi piccoli gesti il paese cresce. Tutto il paese. E ne abbiamo davvero bisogno.
Giampaolo Cassitta
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.021 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design