Non mi hanno mai fatto paura i film horror, in televisione, perché fin da piccolo percepivo più il ridicolo della finzione che il raccapriccio per le morti violente e stentate, con tutto il corredo di inseguimenti, assedi, agguati inattesi, fiotti di sangue. Ora, però, ho trovato qualcosa in televisione che mi fa davvero paura, anche se è un sentimento controverso e contraddittorio. A me fa paura Masterchef junior. Ho visto una puntata della serie americana dove tre ragazzini si misuravano nella Mistery box, cioè dovevano improvvisare dei piatti inventati mettendo assieme degli ingredienti presentati loro a sorpresa. La testa di uno dei concorrenti non arrivava neppure al piano della cucina, tanto era piccolo, ma la competenza e la conoscenza del cibo che dimostrava alle domande di Gordon Ramsey e Joe Bastianich facevano davvero impressione, stupefacente era anche la sua compostezza e la ricchezza di argomenti nel motivare gli accostamenti. E così, in pochi minuti, ha messo assieme un piatto con materie prime arrivate dai Caraibi, cibi di cui io manco conoscevo l’esistenza. I suoi contendenti, due ragazzine di undici, forse dodici anni non sono state da meno e, alla prova assaggio, i giudici erano sbalorditi da tanta capacità. Da un lato avvertivo una profonda ammirazione per questi talenti soprannaturali, dall’altro mi chiedevo se questi bambini non fossero fuori posto in quello studio con riflettori e telecamere, se questo metterli in competizione per il tifo della platea televisiva non fosse una violazione della loro infanzia. In Italia, noi giornalisti dovremmo attenerci ad una regola deontologica che proibisce di coinvolgere i bambini nella cronaca quando questo possa compromettere il loro naturale sviluppo psicologico. Sarà rispettoso della loro crescita mettere in piazza, come fenomeni da circo, questi assi del fornello col pannolino ancora addosso, sarà davvero un bene per la loro crescita darli – è il caso di dirlo – così precocemente in pasto al pubblico? Vale per tutte le trasmissione televisive che abbiano per protagonisti i bambini, non solo per Masterchef junior. Io non ho una risposta, so solo che Masterchef junior mi fa paura perché sembra l’intromissione violenta in un candore infantile che andrebbe rispettato. Anche se tra le piastrelle pastello e i luccichii metallici di una cucina, col sugo a borbottare sul fuoco, tutto ci sembra giusto e rassicurante.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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