Ho amato Maradona. L’ho amato con tutto il mio furore, la passione e la voglia di bellezza che nel gioco del calcio riusciva a condensare. L’ho amato per quel suo sguardo da scugnizzo, per quel suo voler giocare sempre quel pallone, per quella sua voglia innata di essere al centro dell’attenzione, per quella sua faccia sporca da monello per scelta e per disperazione. Ho amato Maradona, i suoi gol, i suoi dribbling, i suoi passaggi, la sua forza quasi disumana di inventare e modificare il gioco, di risolvere una partita. L’ho amato perché con il Napoli ci ha vinto uno scudetto e con un’altra squadra (Juve, Milan e Inter) ne avrebbe conquistati chissà quanti. Però vincerlo da quelle parti vale il quadruplo. L’ho amato perché tra lui e Platini, infine, dopo mille dubbi, mille domande, mille perplessità sceglievi lui: el pibe de oro. L’ho amato perché partiva dalle favelas, aveva il fango di quelle strade limacciose nel suo cuore, raccoglieva le speranze di tutti i ragazzini di un’Argentina povera e quasi disperata. L’ho amato nonostante gli eccessi, le contraddizioni, le frequentazioni stupide e tossiche con personaggi della camorra, con quella spavalderia inutile e deleteria per un uomo di pallone. Ho amato la sua discesa all’inferno, quella faccia disperata da uomo solo, terribilmente solo, quando si è trovato davanti alla cocaina, agli errori madornali, agli stupidi assalti ad un mondo esagerato che, in fondo, non gli apparteneva. L’ho amato come si ama un fratello, un amico, un figlio. L’ho fatto perché era giusto così, perché quando si ama si è disposti a perdonare, a dimenticare, ad appianare i lastricati vuoti e senza colori nei quali si era infilato. Buon compleanno Diego, oggi sarebbero “appena” 62. Il tuo Napoli gioca alla meraviglia in questi tempi. Sembra quello tuo: quello di Maradona.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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