Quell’articolo così bello di Francesco Giorgioni sulla tregua di Natale del 1914 anziché ispirarmi sentimenti natalizi mi ha fatto pensare ancora una volta a quale merda sia la guerra. In ogni tempo e in ogni luogo. Quale violenza sia sulla naturale tendenza dell’uomo alla solidarietà, ostacolata da catene trasversali di comando che spingono alla barbarie per la conservazione di ristretti privilegi.
Secondo me, parlando di quella guerra, c’è un episodio ancora più significativo di questa tregua. E riguarda proprio il nostro fronte, quello italo-austriaco.
Nei primi anni di guerra la tattica di Cadorna era molto semplice: mandare migliaia di soldati contro le mitragliatrici austriache ben protette. Qualche volta succedeva che ci fossero più soldati che munizioni tedesche e alla fine i sopravvissuti riuscivano a scavalcare il filo spinato e a conquistare la trincea. Ma nella maggior parte dei casi tutto finiva in una carneficina di italiani fatti a pezzi dal piombo dei crucchi, mentre gli alti ufficiali, al riparo, urlavano ai loro uomini: “Avanti, vigliacchi”. E i carabinieri sparavano a chi accennava a ritirarsi. E accadeva anche che tra gli scampati al massacro si facesse la decimazione e quelli prescelti venivano fucilati per essersi ritirati davanti al nemico.
Questa fu la guerra che ora celebriamo e che vincemmo con un cambio al vertice (Diaz al posto di Cadorna dopo Caporetto) ma soprattutto perché la situazione internazionale diede su quel fronte un improvviso vantaggio agli italiani.
Ma ora mi interessa dire soltanto ciò che urlavano i mitraglieri austriaci mentre falciavano i fanti italiani spinti in avanti dalle iene con i gradi sulle spalle. Urlavano: “Italiani, fermatevi, vi stiamo massacrando, non vogliamo massacrarvi”. Se notavano un accenno di ritirata, immediatamente cessavano il fuoco per dare modo ai loro nemici di salvarsi la pelle.
Ci sono testimonianze di soldati austriaci (soprattutto lettere), dalle quali si apprende che quelle mitragliatrici erano bagnate di due umori: piscio e lacrime. Il piscio serviva a raffreddarle dopo ore e ore di quel ta-ta-ta-ta in cui ogni ta era una testa staccata o una gamba maciullata. Le lacrime erano quelle del mitragliere crucco costretto ad ammazzare.
Perché anche lui aveva un fucile puntato alla schiena.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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