Nella bellissima intervista rilasciata ad Antonio Gnoli, sul settimanale “Robinson” Francesco Guccini dice delle cose che mi “costringono” ad amarlo con maggiore consapevolezza. Guccini dice: “Mi sono accorto che le canzoni non uscivano più con la stessa voglia ed intensità. Facevo sempre più fatica a riempire un album (lo chiama proprio “album”, lo adoro) E ho capito una cosa semplice: non ho più niente da dire. Almeno su quel versante là”. Una dichiarazione che è un epitaffio che molti, oggi, dovrebbero usare. Ammetto che Francesco Guccini, forse più di Fabrizio De André (forse) è il cantautore che amo e ammiro moltissimo. Dice sempre cose vere, ama la malinconia e la dolcissima paesitudine, tanto che è andato via da Bologna per vivere in campagna, a Pavana, il paese dei suoi nonni. Un luogo una volta pieno di vita come il fiume che lo attraversava e dove non ci va più nessuno: “ma lui (il fiume ndr.) se ne frega e continua a scorrere lento”, aggiunge Francesco Guccini e lo dice con la consapevolezza di essere dentro le storie, dentro le strofe delle sue canzoni. Ma la cosa che ho amato di più nell’intervista è l’ammissione che la canzone più bella scritta da lui e che lui ama di più non è “Dio è morto” o “Eskimo” – peraltro notevoli – ma “incontro”. Quando ho letto questo passaggio mi sono commosso: anche per me è la canzone più bella e dolce che abbia mai ascoltato. Quelle “stoviglie color nostalgia” mi portano sempre indietro nel tempo, a quelle case con il tinello e le cucine in formica lucida. Quelle case così terribilmente “vintage” con lampadine che illuminavano non tantissimo ma lo facevano con calore. Subito dopo l’intervista ho riascoltato per almeno sei volte “incontro” e con molta trepidazione mi son detto: Guccini è meglio di De Andrè. (forse).
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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