Il Guazza ci ha lasciato. Quello che fece piangere, nel 2009, Bologna la rossa, Bologna vecchia signora dai fianchi un po’ molli, donna emiliana di zigomo forte, la città che venne occupata dal movimento del 77 contro il comunista Zangheri, che vide inghiottire la sua stazione il due agosto del 1980; quella Bologna infinitamente poetica e cantautorale, dalla piazza Grande di Lucio Dalla a via Paolo Fabbri di Francesco Guccini ma anche un luogo dove gli zingari, forse, erano felici. Quando accadde che Giorgio Guazzaloca divenne sindaco a discapito di tutto e di tutti in quella Bologna dove ancora si conserva via Stalingrado, il botto fu così immenso che ne parlò il mondo intero: nella roccaforte dei comunisti erano entrati ad abbeverare i cavalli nella fontana di Nettuno gli amici di Berlusconi e di Casini. Fu lo smacco dal quale Bologna si riprese solo dopo molto tempo trovando un comunista diverso (un falso nueve, si direbbe nell’epoca moderna) come Cofferati che riuscì a scalzare Giorgio Guazzaloca anche se quest’ultimo governò Bologna con signorilità e da persona accorta. La malattia lo visitò anche quando era sindaco: prima una meningite e poi la scoperta della leucemia che lo ha accompagnato sino alla morte avvenuta oggi, all’età di 73 anni. La Bologna del Guazza me l’hanno raccontatoa dei miei amici comunisti, impauriti di ciò che la città sarebbe diventata. Non accadde assolutamente nulla e qualcuno di questi amici disse – ma a bassa voce – che il Guazza, forse, era stato meglio del Cofferati. Bologna è rimasta matrona, bambina per bene e busona. Forse non è proprio l’ombelico di tutto ma il comunismo, anche da quelle parti appartiene al passato. Come Giorgio Guazzaloca l’uomo che sfidò Bologna la rossa. E vinse.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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