“Alla stazione della metropolitana incontra la figlia Patrizia che saluta senza fare cenno alla telefonata dei carabinieri né all’appuntamento con l’avvocato. Intorno alle otto di sera alcuni automobilisti lo vedono camminare a piedi sulla sopraelevata e avvisano i vigili urbani. All’altezza dell’elicoidale, proprio davanti alla Lanterna, si ferma accanto al guardrail, lo scavalca e si lascia cadere di sotto. Viene soccorso pochi minuti dopo. E’ ancora in vita e viene trasportato all’ospedale San Martino dove, però, cessa di vivere un paio d’ore dopo. In tasca ha cinque biglietti vergati con la calligrafia incerta di chi non è abituato a tenere una penna in mano. Uno è indirizzato ai suoi familiari: “Baci a tutti, a te Patrizia studia e prendi la laurea. A te Giuseppe sii sempre bravo come sei sempre stato. Teresa, resta sempre vicina ai nostri bambini. Ora vi abbraccio tutti. Ottavio”. Il secondo è rivolto alla moglie e ha delle parti incomprensibili: “Teresa perdonami per tutto il male che ti ho fatto. Non sapevo che tu eri… Resta sempre brava come sei. Ti abbraccio. Ottavio”. Il terzo è diretto al maresciallo che per primo lo ha interrogato. “Maresciallo Piu, fai che la mia morte non sia stata vana. Cerca l’assassino di Antonella. Io sono innocente. So che lo troverete”. Il quarto è per l’avvocato: “A lei avvocato. La ringrazio, ma non ce la faccio ad andare in galera innocente”. Nel quinto si legge “Saluto tutti gli amici, sappiate che non ho fatto niente di male”. Il testamento sconvolgente di un uomo schiacciato dal sospetto e dal terrore di finire in carcere e di coprire di vergogna la propria famiglia. Cinque lettere di addio alla vita che colpiscono profondamente l’opinione pubblica e gli stessi investigatori. Un’estrema e terribile professione di innocenza che troverà conferma otto giorni dopo.”*
Questo triste epilogo, è quello di una vittima delle nostre opinioni. Di un uomo, un sardo emigrato tanti anni fa in Liguria, che si trovò coinvolto in una storia più grande e più forte di lui, fatta di sfortunate coincidenze, ma anche di tanta ipocrisia, di un vizio davvero poco civile, tutto nostro, di giudicare e processare chiunque venga gettato, coperto di infamie e di accuse tutte ancora da verificare, nella crudele arena del pubblico ludibrio, nel tritacarne mass-mediatico.
Era il 1995, Ottavio Salis era un artigiano, sposato con due figli. Muratore di professione, forse abituario di donne dai facili costumi, o forse no, si sa soltanto che ne frequentava una, sarda anche lei, anche lei emigrata, madre di famiglia lasciata vedova e piena di debiti dal marito in mano agli usurai. Antonella Borrelli, uccisa in modo barbaro con un trapano elettrico, un trapano che apparteneva ad Ottavio, che in quel piccolo sottoscala dove Antonella “lavorava” per pagare gli usurai ci aveva fatto dei lavori, forse doveva finirli e lo aveva lasciato là per questo. Ma quella era una prova, era l’arma del killer.
Erano i giorni in cui vagava libero per le strade italiane un pericoloso serial killer, quello che si scoprì, dopo (1997), essere Donato Bilancia, brutale assassino di prostitute. Ma la psicosi del mostro e quel brutto vizio esplosero insieme, ne fui coinvolto anche io, fu l’ultima volta. Il peso di quel clima, di quella “pubblica opinione” oppresse così tanto Ottavio Salis da costringerlo al gesto estremo.
La vergogna dell’innocenza gli divorò l’anima.
Solo otto giorni dopo, le indagini ed il DNA lo avrebbero scagionato del tutto, ma nessuno avrebbe comunque saputo, voluto o potuto cancellargli più quell’onta, quel giudizio parziale, incompleto e impietoso che può concepire soltanto chi guarda le cose dal buco della serratura, chi giudica senza possedere la dovuta ampiezza di vedute e di prove, chi sbatte il finto mostro in prima pagina e ci lucra, ma nasconde i veri rei, anzi, li esalta.
*(da- ilsecoloxix.it “Antonella Borrelli, vittima del “delitto del trapano”)
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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