In questi giorni sono stato a Roma e anche io, come i romani, ho detto la famosa frase: “questa città è cambiata”. Ho utilizzato una voce molto bassa, quasi impercettibile, però la mia Roma, quella del 1983, non c’è più. Mi sono reso conto di essere invecchiato e di avere frequentato la capitale del nostro paese da quasi 40 anni e di averlo fatto per molte volte all’anno tanto che Roma è anche un po’ mia. Son passato in largo di Torre Argentina dove tutto cominciò nel 1983, l’hotel è rimasto quello ma le fermate dell’autobus si son spostate, non c’è più vicino al teatro una tavola calda dove si mangiavano i panzerotti. Al portico d’Ottava sono spariti i vecchi negozi degli ebrei e son comparsi centinaia di tavolini: ora non c’è più solo Giggetto a proporre i carciofi alla giudea. Poi i bar, i ristoranti dove difficilmente trovi ragazzi italiani: solo cinesi, albanesi (ho intravvisto un ristorante chiamato l’Aquila d’oro o qualcosa del genere) rumeni, cingalesi. Tutti che presentano il cacio e pepe e l’amatriciana come fosse la loro tradizione per anni. In via Giulia non c’è più da molto tempo la nostra scuola di formazione e ogni volta che ci passo mi viene il magone a pensare alla bellezza di una delle strade più antiche di Roma. A Via dei banchi vecchi il ristorante dove andavamo con i miei colleghi è chiuso da anni, così come il bellissimo “Ecce bombo”, di moda sino alla fine degli anni 90 nei pressi di piazza Navona. Roma è cambiata, si è come allargata al mondo e rimpicciolita ai romani; è forse più grande e più sporca, più poliglotta e più sola. Il 18 settembre dell’anno 53 nasceva, in provincia di Roma (la città si chiamava Italica), l’imperatore Traiano. Io, osservando il Tevere, che per fortuna continua ad andare lento lento, all’altezza dell’isola Tiberina mi sono chiesto: io e Roma siamo più vecchi, quasi come Adriano. Di acqua ne ho visto passare su questo fiume e Roma ha ascoltato mille e mille parole di troppe persone. Ci siamo lasciati, traditi, offesi, ci siamo anche odiati. Ma ci amiamo da sempre, fin dal primo giorno che ci siamo incontrati. E sarà per sempre.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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