Vincere. A volte ha senso, a volte non serve. E’ solo una piccola parentesi e non ci risolverà i problemi quotidiani. Vero. Ma allora perché perdere? I problemi restano dove sono e ce ne torniamo a casa con gli occhi bassi e lo sguardo che non trasporta leggerezza. La Dinamo basket ha vinto la Fiba Europe Cup che non è la Champion del calcio ma sempre di coppa si tratta. Mica semplice riuscirci. I ragazzi della Dinamo sono riusciti nell’impresa proprio il primo maggio: la festa di Sant’Efisio e la festa del lavoro. Vincere non era semplice. Non lo è mai. Per nessuno. Partire da un’isola e da una piccola città di provincia l’impresa appariva più ardua. Adesso i cori di dissenso diranno: “Pensassero a coprire le buche, al lavoro che non c’è, alla ludopatia che ci rovina tutti i giorni, alla disperazione di persone che non hanno i soldi per arrivare alla fine del mese”. Vero, verissimo. Ma lasciateci dire che questa è una piccola grande impresa che ci fa conoscere in Europa più di una giunta fantasma, più di una continuità territoriale che arranca, più di qualsiasi sardismo folkloristico. Il bello è che a vincere c’era un miscuglio pasticciato e bellissimo di ragazzi di tutti i colori e di tutte le nazioni. Sassari ha vinto davanti all’Europa. Lo ha fatto con nomi quasi sconosciuti e con un piccolo grande sardo con un cognome DOC: “Spissu”. Per una volta, almeno per una volta è bello gioire, è bello dire: “abbiamo vinto qualcosa”. E lo abbiamo fatto con tutti i colori del mondo. Grazie Dinamo, grazie ragazzi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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