Quando la polvere mediatica si deposita si potrà riparlare di futuro all’interno di un contesto giuridico penale. Graziano Mesina è oggi un detenuto che deve scontare una pena divenuta definitiva per spaccio di sostanze stupefacenti. In questi giorni si è scritto e si è detto di tutto, soprattutto nei social: ci sono stati commenti di complottisti, di persone che butterebbero la chiave, quelli che sperano nella pena di morte, una nuova grazia perché è vecchio è malato, quelli disposti a barattarlo con qualche politico che merita l’ergastolo e anche quelli che lo ritengono – ancora – una sorta di Robin Hood con la berritta e quel profumo intenso di balentia difficile e soprattutto impossibile da accettare. La realtà giuridica è, invece, piuttosto semplice: Graziano Mesina, Grazianeddu, l’antieroe, l’icona di qualcuno è, più semplicemente, Mesina Graziano detenuto in un carcere per scontare una pena divenuta definitiva attraverso una sentenza emessa in nome del popolo italiano. Non c’è poesia, d’accordo. La giustizia, quella di uno Stato di diritto, non si disegna con le emozioni, con le invettive, con la voglia di vendetta o con un semplice passaggio di spugna su alcune sentenze piuttosto che su altre. L’unico concetto dal quale partire è legato al rispetto del detenuto come persona e nel provare, con lui, un percorso di rieducazione. Questo deve essere con forza sempre perseguito: è la garanzia primaria, il patto giuridico che da subito si deve instaurare con chi ha commesso un reato ed è stato privato della libertà. Il caso giuridico di Mesina è solo parzialmente complesso e occorre sgombrare il campo da alcune considerazioni che in questi giorni sono state evidenziate da chi, evidentemente, non ha una buona dimestichezza con la pena e con le sentenze passate in giudicato. Si è detto, per esempio, che il Presidente della Repubblica Mattarella potrebbe pensare ad una grazia nei confronti di un detenuto malato e vecchio. L’istituto della grazia è, di per sé, una materia piuttosto complessa e la prima concessione, ad opera del Presidente Ciampi, azzerò a suo tempo le pene che Mesina in quel momento stava scontando. Il problema oggi è un altro. Se da una parte ciò che è era passato in giudicato è stato graziato, dall’altra non si può ovviamente conoscere quello che può succedere “dopo” la concessione e dei nuovi reati che il graziato può eventualmente compiere. E’ ovvio che il Presidente della Repubblica può tenere conto anche del comportamento generale del detenuto in carcere, ma non è assolutamente necessario per la decisione finale che rimane sua e di nessun altro. Nessun Tribunale si può opporre, per esempio, alla grazia concessa dal Presidente della Repubblica. Nello stesso modo però non è possibile riproporre la grazia per la stessa persona che l’ha ottenuta perché si tratta di una condanna ex novo che non c’entra con le decisioni precedenti. Mesina ha commesso un nuovo reato per il quale è stato giudicato e condannato. Si deve ripartire da qui. Lui è però una persona anziana e malata. Anche in questo caso si può intervenire con la sospensione della pena qualora il Tribunale di Sorveglianza ritenga, dopo una dettagliata relazione sanitaria, che il detenuto non possa sopportare il carcere. In questo momento, all’inizio della pena, non ci sono molte strade. Teoricamente il permesso premio potrebbe giungere dopo aver scontato almeno un quarto della pena e la semilibertà a metà pena seppure vi siano altri ostacoli giuridici difficili da riassumere in poche parole. Si tenga conto, per esempio, che tecnicamente Mesina si è reso irreperibile e questo passaggio sul processo rieducativo, almeno nella prima fase, pesa moltissimo. Era importante evidenziare questi passaggi ed era importante ricordare che Graziano Mesina è un detenuto colpevole del reato ascritto. Ringraziamo le forze dell’ordine per averlo assicurato alla giustizia e lavoriamo con lui e per lui affinché abbia tutte le possibilità per poter rivedere la propria posizione. Dobbiamo pensare che possa riuscire nel percorso rieducativo. Lo Stato non si vendica, lo Stato è disponibile a restituire le persone detenute al mondo libero. Mesina compreso.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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