Grande è il disordine sotto il cielo. La situazione, quindi, è eccellente. La frase, attribuita al rivoluzionario Mao Tse Tung pare sia di Confucio, questo per riassumere il caos che regna dentro il nostro passato e presente. Per fare chiarezza, colui che vuole essere chiamato il senatore di Scandicci – quasi a voler amplificare la sua “presunta” umiltà – ha dichiarato ieri a Che tempo che fa una serie di verità chiudendo con un concetto tanto caro al grande ciclista – nonché toscano – Bartali: “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” dimenticandosi però – e questo è un errore macroscopico – che dentro questo disordine, questa serie di errori ci ha accompagnato proprio lui quando era segretario del Partito democratico e Presidente del consiglio. Lo dico a me stesso per comprendere meglio questo strano disordine di persone che mescolano tutto nel calderone politico: i dati delle percentuali politiche analizzati con quelli delle regionali, ma solo per ragioni di convenienza politica. La cosa più incredibile che si sente dire in queste settimane è che siamo passati alla terza repubblica. Lo ha detto Luigi Di Maio quando ha sottolineato i dati della grande vittoria del 4 marzo 2018, salvo poi cadere in mille contraddizioni perché, in realtà, non c’è stata nessuna vittoria da parte di nessuno.In altri tempi un grandissimo Pierluigi Bersani diceva al popolo attento: “abbiamo non vinto”. La cosa stupefacente sotto questo cielo è la mancanza assoluta di cultura politica e di una campagna elettorale acerba e perenne dove tutti sono contro tutti convinti che se si urla contro il cielo prima o poi qualcuno, dal cielo, ti debba rispondere per forza. La butto qui – sempre per ricordarlo a me stesso – e provo a ragionare su questo piccolo punto: tutti volevano una legge elettorale diversa dal porcellum e dall’italicum, tutti volevano il ritorno al proporzionale, compresi i cinque stelle che questa legge non l’hanno votata ma la loro proposta era sempre sul ritorno al proporzionale, tutti dichiaravano che questa legge avrebbe permesso a tutti di essere rappresentati in parlamento (con uno sbarramento davvero irrisorio) e nessuno si è accorto che si stata riproponendo la prima Repubblica. Sintetizzo: con il sistema proporzionale le maggioranze si cercano e si formano attraverso incontri tra le forze politiche visto che era ed è difficile raggiungere quell’agognato 40%. Tutti lo sapevano e tutti erano a conoscenza che le cose sarebbero andate a finire in questo modo. Oggi, dentro questo cielo e dentro questo disordine (la tempesta perfetta, direbbe qualcuno) tutti alla ricerca di qualcuno che non c’è, tutti alla ricerca dell’anima gemella ideale, dell’amore duraturo, dell’unione eterna. Non poteva accadere e non è accaduto. Renzi, nella sua atroce smania di voler ripetere fino alla nausea cose dette e ridette, nella sua impossibilità a saper gestire le sconfitte (eppure ha fatto il boy scout da piccolo e l’umiltà era una delle doti richieste da chi prometteva di fare “del suo meglio) ha solo mostrato al mondo che il re era nudo. Chi si stupisce o è un ingenuo o lo fa in perfetta malafede. Finiamola di girarci intorno: il proporzionale prevede che ci si confronti con persone e gruppi che hanno idee completamente diverse. Il proporzionale è il punto di partenza per il dialogo. La smettano tutti di fare i puri, nessuno di loro ha la maggioranza assoluta e nessuno di loro l’avrà neppure alle prossime elezioni che secondo alcune fonti sarebbero imminenti. Non aver compreso che la Repubblica dove ci hanno trasportato con questo sistema non è la terza ma, più semplicemente quella paludata e pentapartitica della odiata prima, è segno di immaturità politica che il popolo sovrano dovrebbe prendere in seria considerazione, non lanciando anatemi o ingiurie nei confronti dell’avversario, ma facendo semplicemente notare che loro sono i nostri rappresentanti, loro sono “gli eletti” e quindi che se la risolvano questa questione perché per questo sono stati votati. Nella vita professionale di ognuno di noi capita di dover prendere delle decisioni a volte contro voglia, a volte contro gli stessi personali interessi. Nella vita professionale e in quella politica esistono le alleanze e non gli amori. Forse aveva ragione Leo Longanesi quando affermava che “la nostra ricchezza è il disordine, che poi è anche la nostra miseria”. Proviamo a riflettere senza insultarci a vicenda. Sarebbe un buon punto di partenza.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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