Grace Patricia Kelly era nata a Philadelphia il 12 novembre del 1929. Fosse ancora su questa terra, avrebbe 86 anni. Di famiglia facoltosa, venne avviata alla carriera cinematografica più dalle circostanze che dai parenti, che non vedevano di buon occhio quel mondo dissoluto. Era di famiglia cattolica. Proprio questo tratto, la sua fede, imprimerà alla sua vita la svolta decisiva: Ranieri di Monaco, infatti, in cerca di una moglie all’altezza, potrà alla fine incontrare in lei la principessa che cercava proprio in virtù della comune fede religiosa. Diciamo che probabilmente anche l’aspetto fisico ha avuto il suo porco ruolo. Una delle mie catechiste ad esempio, era del 29 anche lei, ed era decisamente cattolica. Dubito che Ranieri avrebbe potuto mai pensare di portarla con se. Non credo si siano mai nemmeno incontrati, se è per questo. Comunque lui scelse Grace. E fu la fine della sua carriera di attrice. I registi e i produttori continuarono a cercarla, ma in un modo o nell’altro lei rifiutò sempre di tornare davanti a una cinepresa. Tranne in un caso. Ventisei anni dopo l’ultimo film e ventisei anni dopo il matrimonio con Ranieri. Era il 1982. Quell’anno, in una mattina di settembre che, posso testimoniarlo, era bella come solo sulle sponde del Mediterraneo può accadere (sapete, quel tessuto fatto di orti, paesi, ville, declivi, riflessi brillanti sul mare, e soprattutto di quella stessa luce che ognuno di voi conosce benissimo, quel tessuto è decisivo per fare di una mattina qualunque, una mattina di sole come Dio comanda) quell’anno dicevo, l’anno in cui lei era tornata al cinema, se ne andò all’improvviso per colpa di un incidente stradale da cui si salvò per miracolo la figlia Stephanie. E non se ne andò in un punto qualunque. La macchina uscì di strada in un tornante chiamato “il gomito del diavolo”. Coincidenze? La fede cattolica che la potrebbe togliere al suo destino da attrice, la fede che la farà salire sul trono che la renderà leggenda, la carriera interrotta, il cinema che riprende, dopo ventisei anni e tre figli, la vita che finisce alla curva del diavolo. Coincidenze? Ah, dimenticavo. Dicevo che la mattinata era bellissima e che posso testimoniarlo. I miei ricordi sono un po’ sbiaditi, ma io quella mattina, su quei tornanti, c’ero. Oddio, non proprio su quei tornanti e non proprio quella mattina. Diciamo che mi trovavo cinquanta o cento chilometri più in là. Stavo andando a Lourdes. Cazzo ridete? Si, a Lourdes. Viaggio premio con gruppo di pellegrini della parrocchia (la mia catechista non c’era, lei c’era andata qualche anno prima, ho visto delle foto). E comunque, sulle strade che portano a Montecarlo, e a Montecarlo, il nostro pullman era passato il giorno prima dell’incidente. E la notizia ci aveva raggiunti mentre eravamo non mi ricordo se a Carcassonne o dove caspita. Ed era una di quelle mattine mediterranee di cui sopra. E mi ricordo che mi era sembrato tutto strano: passi nel paese della principessa, te ne vai, e dopo un giorno o due la tv ti dice che la principessa non c’è più.
Coincidenze?
Io credo di si.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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