In un periodo fosco per il mondo del lavoro, rincuora scoprire ogni tanto una buona notizia. Se la cosa riguarda direttamente la Sardegna, dove la foschia si taglia con l’accetta, il piacere è doppio. La Delcomar, cui spetta l’onere di collegare le isole minori della Sardegna con l’isola madre, ha fatto un altro passo verso la stabilizzazione di marittimi, molti dei quali, fino al 2016, lavoravano con Saremar. Da qualche giorno infatti, 35 persone sono andate a sommarsi alle 105 già stabilizzate in precedenza, portando il numero totale a 140.
Per l’armatore sardo Del Giudice e per i suoi collaboratori è “gratificante aver mantenuto gli impegni presi”; con i sindacati da una parte e con la Regione dall’altra, superando i risultati previsti in occasione del passaggio di testimone da Saremar al nuovo soggetto, due anni e mezzo fa.
“Le stabilizzazioni hanno tenuto conto- dice la Compagnia- del profilo professionale, delle attitudini e delle competenze dei singoli”. C’è soddisfazione nel racconto dei risultati ottenuti nei quasi 30 mesi di servizio già trascorsi: i 140 stabilizzati, sicuramente, ma anche il 99% e passa di corse effettuate (praticamente tutte, comprese quelle notturne e quelle svolte in condizioni meteo proibitive).
Da tempo, con una serie di ragioni, ci chiediamo se per i servizi di base(sanità, acqua, trasporti, scuola) pubblico sia meglio che privato. La domanda non prevede risposte serie che siano anche risposte secche. Nel caso specifico però, una considerazione si può azzardare: il servizio di collegamento marittimo delle isole minori è ancora pubblico (è bandito e controllato dalla Regione); il gestore, dal 2016, è un privato. Rispetto al passato, il servizio è migliorato su tutti i fronti: 250 unità lavorative totali (le stesse di Saremar) tariffe lievemente ribassate, continuità delle corse, capienza del naviglio, e ora le nuove stabilizzazioni che contribuiscono a sanare alcune criticità occupazionali createsi con la chiusura di Saremar.
Mi chiedo quanto l’appartenenza di un’azienda a un territorio possa fare la differenza per compensare, in termini di tutele sociali, il tramonto del pubblico; quanto incida il fatto che una Società condivida lo stesso orizzonte con le comunità presso cui opera.
Probabilmente non è tanto l’essere pubblico o privato, quanto l’appartenenza dei centri decisionali a un determinato territorio, a marcare la differenza.
La parabola positiva di Delcomar racconta questo tipo di storia; lo smantellamento dei servizi sanitari periferici da parte della Regione, a cominciare da quelli di La Maddalena, invece è un discreto controesempio su cui si deve riflettere.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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