Perché il glicine cinese si attorciglia e cresce in senso antiorario mentre il glicine giapponese procede in senso orario? C’è dietro una storia bellissima. Glicine significa “dolce” (stessa origine di “glucosio”) e glicine fu il nome che Linneo diede alla prima Wisteria, giunta in Europa dalle Americhe nel Settecento. Dopo circa un secolo, dall’altra parte del mondo, un navigatore inglese venne invitato a cena a casa di un ricco uomo d’affari di Canton. La serata si svolse sotto un pergolato di glicine in fiore, Il navigatore scoprì che i cinesi chiamano quella pianta “la vite blu” e, innamoratosi di quella meraviglia, andando via portò con sé alcune piantine che, giunte in Europa, vennero regalate ad un suo amico, appassionato di botanica. Nel giro di qualche decennio il Glicine cinese aveva conquistato l’Europa. Verso la metà del secolo fu raggiunto dal cugino giapponese. L’appellativo di genere, Wisteria, viene dal nome di uno scienziato tedesco, tale Wistar, cui la pianta venne intitolata al momento della sua classificazione. Ma perché il cinese avvolge in senso antiorario e il giapponese in senso orario? L’avvolgimento è un comportamento codificato nei rampicanti in milioni di anni di evoluzione, ed è il risultato dell’influenza del moto di rotazione terrestre. In pratica, le piante dell’emisfero boreale (quello che contiene Italia, Cina e Giappone), hanno imparato ad avvolgere in senso antiorario assecondando gli effetti della rotazione mentre quelle dell’emisfero australe girano in senso orario. Un po’ come fanno i vortici nell’acqua. Si, benissimo. Ma il Glicine giapponese? Perché si comporta come se venisse dal sud? La colpa è del Giappone. Il Giappone è zona sismica e la zolla su cui sorge è in costante movimento; si parla di centimetri ogni anno. I due glicini sono evidentemente figli di una stessa specie, differenziatasi chissà quanti milioni di anni fa, quando la terra era diversa da come è adesso e quando il Giappone stava a sud dell’equatore… Ecco svelato l’arcano: Wisteria floribunda si è evoluta quando il Giappone era un pezzo di crosta terrestre che vagava nell’Oceano pacifico meridionale. Lì ha imparato ad avvolgere in senso orario, come tutti i rampicanti di quella metà di mondo. Ma la terra su cui viveva non era ferma, e centimetro dopo centimetro si è mossa fino ad attraversare l’equatore e finire dove si trova adesso. Lei però, Wisteria f., ormai aveva imparato a “rampicare” e non aveva nessuna intenzione di barattare il frutto di un lavoro biologico così antico, scendendo a compromessi per una questioncina geologica di pochi milioni di anni. I suoi grappoli, tra l’altro, sono leggermente più piccoli di quelli della sua sorella cinese. Ho il sospetto, ma è solo un sospetto, che questo sia il risultato della fatica di chi si ostina a crescere in un verso, nonostante l’intero mondo attorno spinga ad andare nel verso opposto.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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