Quando le parole le hai tutte in fila ma stanno ferme come auto al casello, dentro un ingorgo di agosto. Motori potenti, muti. Quando anche gli occhi si abbassano, finiscono dentro nella melma dell’anima. Luci potenti, fioche. Quando sai le cadute, gli inciampi, i passi incerti. Ginocchia sbucciate, di bambino. Quando lo zaino di essere uomo ricurva le spalle. Bagaglio inutile, piombo. Chiedi scusa a te, uomo, per non esserlo. Stai in piedi appoggiato al muro, rasente, con il peso del tuo stomaco. Vorresti solo chiudergli, quegli occhi, e spegnerlo, quel motore inutile. E il rumore non giustifica il tuo pianto. Né ti salva il cuscino, nel quale affondi l’anima. Né il cotone è corpo caldo, sul quale abbandonare la barca in abbrivio. Chiedi scusa a te, uomo, per non esserlo. La tua anima non esiste senza il tuo perdono. Non esisti tu senza l’anima tua. Né ti fa da scudo tenertela stretta. E’ fumo che ad abbracciarlo scompare. Sei nudo, uomo. E se la pelle è rugosa e dura, è frutto dei pensieri tuoi. Te li strofini addosso come sabbia. Non ti serviranno. Solo volevi appoggiare la testa, lo so. Solo un secondo per ricominciare la strada. Ma non ti è dato. Cerca nello zaino allora, infila le scarpe. Volevi solo appoggiare la testa, ma non è l’ora. Si è alzato vento e il mare ingrossa. Tieni la cima e reggiti. Al mare niente servono le scuse tue. Solo se resti in piedi ti farà uomo. Solo se resti in piedi ti porterà, dove, bambino, non sei stato capace. Solo così si vedranno i tuoi occhi, dalla riva, nella notte. E avrai diritto al porto.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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