Tra una settimana si riprenderà con gli scrutini di riparazione. Io non ci sarò. In questo racconto vi spiego il perché.
Siamo a giugno. Le lezioni sono terminate, anche se a luglio, così pare, potrebbero riprendere quelle di recupero, inutile alibi politico per portare i ragazzi “rimandati” alla sicura promozione di settembre. Sono uscito nel cortile e ho tirato un sospiro, così, nel tentativo di rilassarmi, tanto sono preoccupato all’idea di questa inutile coda delle lezioni. Non ci credo proprio. Insomma, un anno è più che sufficiente per stabilire la maturità di un ragazzo, e allora perché rovinargli un’estate? Soltanto per ribadire una superiorità sterile e crudele? Così sono rientrato, deciso a vender cara la pelle pur di non arrivare al Purgatorio degli esami di Luglio o di Settembre. Quest’anno gli scrutini si fanno in sala professori. Lo ha deciso il Dirigente (oggi il Preside si chiama così), forse per ricordarci nel momento più serio dell’anno quello che siamo, per cui abbiamo studiato, per cui siamo pagati. Scordatevi le scene da film, il Preside che chiede, conciliante, l’andamento della classe, il collega di italiano che parte lancia in resta a difenderla, quello di matematica che lo inchioda alle sue responsabilità professionali. Qui fa tutto il Pc. Dopo aver copiato i voti sull’apposito programma, soltanto qualche giorno fa, la stampante ci regala infatti un’immacolata griglia delle proposte di voto. Ora può partire la battaglia, in realtà una fredda scaramuccia numerica, e anche triste, perché volta a condannare delle persone umane senza troppi altri argomenti che il giudizio insindacabile di un’autorità. Si trattano prima i casi che valgono la promozione assicurata. Dopo una veloce scorsa ai nomi, però, ci si accorge che l’unico veramente al riparo da sorprese è Claudio. Su proposta del collega di matematica, così, si passa all’assegnazione dei voti di condotta, e d’improvviso la discussione si rianima. Qui è ancora una volta il collega di matematica che sbotta. “Non vorrete salvare ancora una volta quel teppista di Serra?” “Per accusare un ragazzo ancora minorenne di teppismo bisogna pur avere delle prove”, tento, giusto per smorzare quell’approccio da ariete del collega. “Ah sì? E mi dite allora chi ha organizzato il sit-in di Novembre perché non funzionava il termosifone? E l’occupazione in Presidenza durante l’autogestione?” “Io vorrei sapere cosa c’entra questo con la condotta”. “Insomma! Vogliamo finirla con questi battibecchi? Passiamo agli esiti!”, tuona finalmente il Dirigente, mettendo fine a quel penoso scambio di battute. Si torna, dunque, all’analisi fredda dei dati numerici. I primi sette casi sono, per così dire, abbordabili, visto che non si superano le tre insufficienze (i cinque non sono considerati più insufficienze da mezzo secolo ormai, ma bisogna essere precisi, in questi momenti). A questi sette casi si deve aggiungere quello di Ahmed. “Bene, diciamo dunque che Bonetti Deborah, Cirina Francesco, Lonis Laura, Muscas Giovanni, Oggiano Antonio, Perra Giuseppe e Sulis Claudio… si promuovono da soli”. Mi allungo per perorare il caso di Ahmed, prima che il Dirigente lo consideri scomodo. “Preside, ci sarebbe anche il caso di Ahmed Yassin”. “Vedo. E’ uno straniero, suppongo”. “Suppone bene. Senegalese”. “Bene, il ragazzo ha tre cinque. Mi garantisce, professore, che il ragazzo si sia pienamente inserito?”. “Sì, preside”, urlo, felice. Rimangono praticamente altri sette casi critici più la bomba Michael. E si profilano subito due schieramenti contrapposti. “Preside, la prego di impedire che si sollevino i voti a piacimento dei colleghi, come accade spesso al professor Soddu”, riprende, bellicoso, il collega di matematica, che già sente profumo di sangue. “Professore, non ho bisogno che me lo ricordi lei, se permette”. Meno male. Si procede per blocchi. E’ come un gioco d’incastri che condiziona il caso più strettamente legato al precedente. “Espa Enrico…” “Confermo il mio quattro”. “Andiamo professore, se si impunta qui, ci alziamo tutti e…” “D’accordo. Sei”. “Virdis Marcello…” “Confermo… ah, certo”. “Floris Maurizio…” “Allora ditelo che tutti i quattro vanno a sei”. “Angius Gloria…” “Fatto”. Eccolo il famoso gioco degli incastri che fa la sua parte. Fino a quando… “Casu Simone…” “Un momento”. “Beh, abbiamo tre casi analoghi, professore, non mi sembra il caso…” “Un momento, Preside. Simone non è in grado di distinguere una variabile da una tangente”. “Allora, professori, qui siete voi che avete determinato questo procedimento. Casu ha esattamente tre cinque e un quattro come i suoi tre compagni appena presi in esame”. Il collega si risiede, leggermente abbattuto. La sua non è stata decisamente una mossa vincente. “Meloni Alberto…” “Beh, qui il caso è chiaro”, riprova il collega, alludendo all’incapacità congenita dell’alunno. Mi alzo io, stavolta. “Vorrei dire due parole su Alberto. Sono due anni che Alberto frequenta la Seconda, e voi vorreste eliminarlo?” “Eh, certo, adesso promuoviamo i ragazzi per anzianità”. “Professore, le ricordo soltanto che davanti al rischio di un’espulsione il caso va osservato con più attenzione. Il collega di disegno solleva il quattro?” “Sì”. “Bene”. Mancano ormai soltanto i due casi più gravi. “Frau Luca…” “Beh, il caso è arduo, ma mi pare che se ne possa discutere”. Stavolta il collega di inglese, altro elemento di punta della fazione decisionista, a un tratto, intuito il corso degli eventi, sbotta. “Qui non si educa, li si autorizza a farci fessi. Finora abbiamo promosso i maleducati, ora non vorremmo promuovere i sassi?” “Vorrei dire due parole su Luca”, faccio, prontamente. “Eh no, eh… Luca Frau è il nulla”, urla a sostegno il collega di matematica. “Posso, Preside?” “Prego, professore”. “Luca Frau ha una situazione familiare disastrosa. Il padre è morto e la madre soffre da un anno di una grave forma di tumore”. “E basta con il padre morto e la mamma malata”, si sente all’unisono. “Signori!” Su Luca si è capito già dall’inizio che non si passa. E’ una questione di equilibri da garantire. “Frau ha un tre di media in inglese”. “Anche in matematica ha tre, non sa niente”. “Professor Soddu…” Osservo gli altri colleghi. Mi sorridono, sembrano voler seguire anche con Luca la tendenza buonista che se non altro ha il vantaggio di essere stata ben rodata fino a quel momento. Ma c’è da superare la resistenza dei due panzer, che non minacciano di arrendersi facilmente. “Che credibilità volete che abbiamo se…”, fa intanto il collega di inglese. “Luca è un a caso a parte”, sibilo, quasi sfinito. “Sono d’accordo con il professore. O volete che vi richiami per non averlo inserito dall’inizio dell’anno nelle categorie a rischio?” La provvidenziale intuizione del Dirigente ha risolto il garbuglio. Ma la battaglia riprende su Michael. E sul suo voto di condotta, perché la situazione del profitto è analoga a quella di Luca. “Non solo ha distrutto il buon nome della scuola, ma in classe ha sempre avuto un atteggiamento ostruzionistico”. “Serra Michael… è il caso di lasciarlo in seconda?”, dichiara, ormai, anche il Dirigente. “Ma, Preside”, provo, ormai più per inerzia che per convinzione. “Perché, forse, lei, caro professore, ha il coraggio di proporlo per la promozione in Terza?” “Beh, il ragazzo legge i libri, approfondisce i quotidiani, è rappresentante di classe e d’Istituto…” “Questo ragazzo è bocciato nonostante il suo sette, prof. Soddu. A proposito, professore, me lo vuol spiegare questo voto?” “Ah, ora siamo alla caccia alle streghe? Non sarà che questo ragazzo ha soltanto la colpa di aver organizzato un’occupazione in Presidenza?” “Non si permetta professore di insinuare…” “D’accordo, mi scusi, comunque il ragazzo quest’anno ha mostrato una maturazione notevole. E voi rimanete attaccati ai vostri quattro”. “Si rassegni, professore, il ragazzo sarà ammesso nuovamente in Seconda nel Collegio iniziale dell’anno prossimo, e se come lei dice avrà mostrato segni di maturazione sarà portato in Terza”. Sono uscito nel cortile e ho tirato un sospiro di sollievo. In fondo non è andata male. Tutti promossi o bocciati. Nessuno al Purgatorio degli esami di Luglio o Settembre, ambiguo restyling dei vecchi esami di riparazione. Quest’anno ad Agosto trascorreranno tutti una bella estate al Poetto. Anche Michael, ne sono sicuro. E se tutto andrà bene li riavrò a settembre per il primo appello del prossimo anno.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design