Passati venti giorni in Clinica Medica, dopo millemila emocolture ed esami, non si trova la causa di questa febbre insistente ma verrò liberata dopo che col Bassado, un antibiotico contemporaneo dei Led Zeppelin, la mia febbre finalmente sparisce. Dimissione Protetta! Tra gli esami anche una biopsia ossea meritevole di attenzione perché ho scoperto che sono stata ingannata per anni con quelle riproduzioni di scheletri rappresentate totalmente in bianco. Le ossa, perlomeno le mie non sono bianche candide. Quando crollano le certezze, affiora la domanda sul senso della vita. Come quando ho scoperto, pochi giorni fa che “Un, due, tre, Stella” in realtà è “Un, due, tre, stai là” E poi TAC, ecografia addominale e di passaggio anche alle protesi al seno ove si riscontra del liquido che in effetti era già stato visualizzato in precedenti ecografie (ricordatevi questo eh, non spoilero ma ricordàtelo). La mia prima Risonanza Magnetica al cranio: l’orrore puro con quei rumori assurdi continui e improvvisi. E poi ancora ElettroEncefaloGramma, Ecocardio e per finire gastroscopia e colonscopia. Le temutissime –scopie. L’una che ti fa ruttare più di una birra bevuta davanti alla TV, l’altra chevelodicoaffare. E a finire eco transvaginale con già i preparativi per fare un’isterectomia al volo che però declino gentilmente, visto che preferisco rimettermi un po’ in forze prima di affrontare un intervento chirurgico. Insomma rivoltata come un calzino. E io per questo stimo la dottoressa che mi ha seguito e con gran tigna ha voluto trovare la causa.
L’ultimo esame sarà la PET. Ed ecco che quei linfonodi ingrossati, rilevati già dalla TAC, vengono messi in discussione perché accompagnati da zone ad “elevato metabolismo glucidico”: in particolare nei seni e un poco meno all’utero. Mi si rimanda a una ecografia che però avevo già fatto durante il ricovero. Insomma un circolo vizioso da cui non riuscivo a uscire. Ormai arrivata al limite della pazienza, parlo all’oncologa e dico che magari proverò nuovamente allo IEO perché vorrei mettere un punto alla situazione e non continuare a fare la pallina da ping pong La dolcezza nello sguardo e nelle sue parole: «Per me lei non è mai guarita e le sostituirei il Tamoxifene», lo contraccambio con un “arrivederci” in cui si nasconde un addiopersempre Volo nuovamente a Milano dove dopo una visita e aver letto la cartella clinica del mio ricovero, mi prescrivono Risonanza Magnetica (oh nooo ancora quei rumoracci da Enterprise) al seno e agobiopsia ai linfonodi ascellari. Il tutto era previsto per metà giugno, eravamo a fine maggio allora.
Succede che per il 2 giugno, decidiamo di andare in Svizzera in vacanza. Lì ad aspettarci i nostri amati cognati, compagni di mangiate, bevute e tante risate. E succede che un giorno lo dedichiamo ai castelli di Bel***biiiiiiip. Niente, non posso scriverlo. Dopo una serie di vicissitudini che non sto a raccontarvi, abbiamo stabilito che a noi quei castelli e quella località ci portano una discreta sfiga, per cui manco a nominare o a pensare quel nome per non rievocare lo spirito di qualche cavaliere imprigionato nell’armatura che vaga alla ricerca del suo capo decollato. Succede insomma che la mia febbre senza altri sintomi (a parte rincoglionimento) si ripresenta. Così, vuoi andare in Svizzera e non conoscere il Pronto Soccorso di Locarno? Vi dirò, l’attesa è lunga ugualmente anche lì, però una volta entrata ti accorgi che la privacy è un po’ più rispettata. Non c’è il medico che seduto al centro della stanza parla/urla dalla sua scrivania contemporaneamente a sei pazienti, bensì ogni paziente è protetto su quattro lati da delle tende, nessuno urla e oltre alle visite previste, passano anche per chiederti se vuoi del tè caldo. Che classe! Dopo aver svolto tutti i convenevoli e le analisi, arriva la dottoressa che vorrebbe trattenermi perché il mio PCR e VES sono alle stelle. Parla di “sindrome infiammatoria”. Chiedo come funzioni la sanità, sia mai che come in America ti trovi a pagare uno stonfo, lei mi tranquillizza dicendo che con la Tessera Sanitaria il mio ricovero è a spese del Sistema Sanitario Italiano (in realtà dopo scoprirò che una franchigia è a carico del paziente), così accetto e passo una settimana in una camera con vista monti a Locarno.
Altre emocolture, altre analisi ogni giorno e ancora le mie vene martoriate perché anche lì come a Sassari, l’ago cannula lo usano “in entrata” e non “in uscita”, quindi per i prelievi si cercavano le mie vene ormai più asciutte del Sahara. In media tre buchi a prelievo (Imma non svenire). Anche da qui ho potuto fare le mie recensioni gastronomiche per il Gambero Rotto e in effetti il mangiare era ottimo, lo stesso che mangiavano anche i medici e anche qui come in IEO, passavano prima per chiedere cosa avresti gradito tra due menù. Insomma ottime mosse per evitare gli sprechi che ho visto in altri ambienti dove il combo-pasto era già deciso, sicché se un piatto non era gradito, inevitabile che finisse nel cestino. Qualche giorno dopo, oltre alla solita febbre che si comportava così: 38,5 minima, vai di paracetamolo per abbassarla, si abbassa poi brividi horribilis, di quelli che manco con dieci coperte passavano e giù a tremare con scossoni per poi sentire nuovamente la febbre risalire. Così ciclicamente, dicevo dopo un giorno in ospedale, oltre a questa strana febbre, compaiono dei dolori articolari fortissimi ai polsi, ai gomiti, alle spalle e alle ginocchia.
La dottoressa mi chiede «Da uno a dieci, mi descriva il dolore» «Sette!» rispondo io, pensando di avere anche sminuito «Sette? Sette è tantissimo, visto che dieci è il dolore che provoca la morte» Ecco io a fare questo confronto sono purtroppo o per fortuna, impreparata.
Succede infine che un Reumatologo lì a Locarno, sfoderi un’ipotesi. Questa ipotesi fa rabbrividire alcuni medici a conoscenza di determinati studi poiché non vi è evidenza scientifica ma trova d’accordo alcuni altri tra reumatologi ed endocrinologi. La causa sono le protesi in silicone! Malattia autoimmune (gli ANA risultano positivi, smentiti però dai successivi esami), indotta dalle protesi. In effetti molti studi sono portati avanti nel collegamento tra malattie autoimmuni e protesi, una review del 2016 spiega che non esistano evidenze e noi a questo dobbiamo attenerci. Un chirurgo plastico mi diede una sua versione qualche tempo dopo: probabilmente un virus o un batterio (?) debellato col bassado, aveva innescato una risposta immunitaria esagerata a maggior ragione nei confronti di questi corpi estranei dette “sise di gomma”. Prima di arrivare a questa ipotesi, sono passati però dei mesi e tanti tentativi. In quel giugno 2016 mi trovavo a Locarno dove dei medici cercavano di dare risposte e cercavano di contattare la mia senologa allo IEO (con ottimi risultati perché comunicarono tra di loro) e i medici delle Cliniche Universitarie che una cosa solo dovevano fare: mandare il referto della PET, referto che non arrivò mai. Io non so cosa sia successo, preferisco pensare che un piccione digitale abbia intercettato il foglio, portandolo nel suo nido. Concludo col dirvi che una volta dimessa dall’ospedale di Locarno, stava per iniziare un incubo lungo un anno. Che in confronto (come ho detto più volte), tumore, chemio, radio e interventi vari, sono stati una passeggiata. [continua]
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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