Scorrevano nei TG i primi piani di quei cartelloni coi disegni delle zucche di Halloween nella scuola di San Giuliano. Disegnati male, il colore sbavato nei bordi. Pennellate imprecise, col tratto malfermo di mani bambine. Sono caduti dalle pareti sulle quali erano stati appesi. Crollati sul pavimento, insieme a grosse porzioni di quei muri, spinti giù anch’essi dal peso del solaio. E abbiamo seguito, col fiato sospeso, l’andirivieni di ambulanze e i vigili del fuoco che scavavano tra le macerie e mamme abbracciarsi disperatamente, alcune unite dallo strazio di non esserlo più.
Sono le 11.32 del 31 ottobre del 2002 quando un boato squarcia la quotidianità del Molise, prima di percuotere la terra con una scossa dell’8° Mercalli. Il solaio dell’istituto Francesco Jovine di San Giuliano viene giù, accasciandosi sulla giovane scolaresca. Custodisce per ore, sotto le sue macerie, 56 bambini, 4 maestre e 2 bidelle Lo spiegamento dei soccorsi è imponente, oltre mille persone tra vigili del fuoco, forestali, uomini della Protezione Civile, forze dell’Ordine e volontari che per 24 ore instancabilmente frugano tra le rovine. Per ventisette bambini ed una maestra, quei detriti rappresenteranno un provino della sepoltura definitiva: verranno estratti ormai morti. Poi, alle 4 e 20 del mattino, quando ormai la fiducia ha lasciato spazio solo alla rassegnazione, accade un miracolo e viene recuperato un altro piccolo sopravvissuto: Angelo.
Seguiranno polemiche, perizie tecniche e diversi gradi di giudizio per chi quella scuola l’aveva costruita male e ampliata anche peggio. Infatti il suo crollo, accaduto in occasione del sisma e non per sua causa, sarebbe potuto avvenire per qualsiasi motivo fortuito, anche per un’abbondante nevicata.
La sentenza della Cassazione giungerà a 10 anni dal sisma e condannerà in via definitiva per il crollo della scuola i 4 imputati, tra progettisti, costruttori e un tecnico del Comune. Ma non cancellerà la beffa di 27 piccole vite stroncate in un luogo dove andavano per prepararsi alla vita.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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