Gli ultimi cinque minuti della lezione nelle mie classi solitamente sono destinati al relax. Quella manciata di tempo è il frutto di una negoziazione feroce con gli alunni. Eravamo schierati su barricate opposte: loro chiedevano un quarto d’ora e io, invece, intendevo sfruttare il tempo della lezione fino al suono della campanella.
Ci siamo incontrati a metà strada.
In fondo, mi sono detta, quella piccola pausa serve a loro per smaltire le ultime nozioni di italiano e storia e prepararsi mentalmente alla materia successiva. Serve a me per ricaricare le batterie prima di entrare in un’altra classe. Ne abbiamo discusso a lungo, argomentando vicendevolmente ognuno le proprie ragioni. Alla fine ci siamo accordati, come i vucumprà: ultimo prezzo cinque minuti. Vengono utilizzati per le operazioni più disparate, sono una boccata d’aria fresca dopo essere stati a lungo sott’acqua. Molti di loro sguainano gli auricolari e si rilassano con la musica, alcuni chiacchierano, altri ancora fanno selfies e un giro di valzer su FB.
Poi c’è lui che, a 16 anni, tira fuori dallo zainetto la Settimana Enigmistica e fa le parole crociate con matita e gomma. E io m’incanto nel vederlo concentrato sul Bartezzaghi come fosse mio padre in un sabato pomeriggio qualsiasi.
Quando suona la campana, si toglie di dosso gli anni in più e torna ad essere un sedicenne. Come tutti gli altri.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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