Mi sono sempre domandato, fin da piccolo, dove si nascondevano.
Quando arriva una dittatura, o una guerra, anche nei paesi più neutrali, civili e tranquilli, si scatena la violenza. In particolare, mi sono sempre domandato dove si nascondessero gli aguzzini. Quelli che sono in grado non solo di uccidere, ma anche di torturare con i mezzi più atroci altri esseri umani.
Badate che non se ne salva uno, di popolo: gli aguzzini sono dappertutto, dormienti, anche i Italia, e lo abbiamo visto in epoca fascista. Ma li ritroviamo dappertutto, in Europa, in Asia, in America, in Africa, in Oceania.
Ma dove stanno? chi potrebbe essere, nello stesso tempo, così servo e assassino? Mi guardo attorno, in strada, al mercato, in pizzeria. Osservo i miei amici, i miei conoscenti, e mi domando se, scatenandosi il caos, ci potrebbe anche essere uno di loro.
Nell’editoriale di un giornale sardo che purtroppo si è prestato a questa operazione di diffusione gratuita dell’odio, il pachidermico commentatore espressione della più becera e aggressiva reazione, dice che l’Occidente, in pratica, deve fare la guerra all’Islam, in virtù della sua superiorità tecnologica.
Ora, dire una roba del genere, è una sciocchezza priva di senso. Come si fa a fare la guerra all’Islam? Si può fare tuttalpiù la guerra a qualche paese islamico, ma è una storia vecchia, un film già visto! Sono anni che l’Occidente invade paesi islamici, distruggendo e massacrando civili inermi a centinaia di migliaia. In questo momento gli eserciti occidentali, con pretesti assurdi quasi quanto quelli di Ferrara, sono già in giro per i paesi islamici a collezionare milioni di morti.
Tutti paesi, come dire, di pertinenza petrolifera, naturalmente.
E il risultato, morti a parte, si chiama recrudescenza del terrorismo, si chiamino Talebani o Isis.
E il terrorismo islamico, guarda caso, esiste da quando esistono queste guerre. Prima infatti non esisteva, alla faccia di chi vuole abbinare l’islam con il terrorismo.
Il terrorismo è figlio della guerra.
Vogliamo proseguire su questa strada? Vogliamo continuare a rifare all’infinito gli stessi errori? Lasciare dietro il nostro cammino la scia dei morti e delle vite sconvolte, senza più pace?
Quello che è sconcertante è la virulenza della violenza cieca che diventa contagiosa e si espande.
Leggiamo di persone deputate alla cultura e alle politiche giovanili che scrivono parole d’odio cieco, di assoluto disprezzo per la vita altrui, parole di invocazione verso quelle “soluzioni finali” che pensavamo fossero solo una tragica sbandata dell’umanità.
Non lasciatevi trascinare dall’odio contagioso, perché un giorno potrebbe venire il caos che costoro invocano, potrebbe venire per davvero.
Non lasciatevi trascinare dal loro odio, che vi potreste ritrovare, un giorno, legati ad una sedia, con il loro volto delirante davanti, mentre il vostro sangue scorre via.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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