Erano circa le sei del mattino, quell’undici luglio 2006, quando le forze dell’ordine si presentarono a casa Bellomonte con tanto di mandati e incartamenti, cominciarono così le peripezie di un ferroviere, indipendentista e di sinistra, ed ancora proseguono.
L’indagine era quella diventata poi famosa per evidenti inconcludenza, poca chiarezza ed estrema e lungaggine, dal nome futuristico di “Arcadia”, una vicenda che ancora si trascina e che con se trascina anche le vite di persone che in quell’indagine, ancora tutta da verificare e comprendere, si trovarono coinvolte.
Già, perché non esiste solo la giustizia penale o quella civile, ma ve n’è anche un’altra, definita “Del Lavoro”, che agisce parallelamente e per suo conto, spesso slegandosi dai reali fatti ai quali dovrebbe attenersi, una giustizia che ha espressione presso il predisposto tribunale di Roma e con la quale, in questi anni trascorsi e futuri, Bruno Bellomonte ha avuto ed avrà molto a che fare.
L’arresto di Bruno Bellomonte, la cui detenzione durò 19 giorni, fece infatti partire d’ufficio dalla direzione di RFI (ex Ferrovie dello Stato) la lettera di sospensione retribuita, giunta all’interessato in data 02 agosto 2009, sospensione che dopo circa due mesi decadde e Bellomonte fu reintegrato in servizio. Intanto le indagini di Arcadia proseguivano ma, in data 10 giugno 2009, mentre si trovava a Roma, Bruno Bellomonte fu nuovamente arrestato, ancora una volta con accuse di terrorismo addirittura in sentore di Brigate Rosse, accuse che lo tennero in carcere per 2 anni e nove mesi durante i quali, non paga, la RFI decide, esattamente ad aprile del 2010, di licenziarlo con lettera raccomandata con le seguenti motivazioni “ licenziato perché materialmente impossibilitato a fornire la propria prestazione professionale e la propria opera”, cioè, quello è in galera per via di una accusa che a fine procedimento, dopo tre gradi di giudizio, risulterà totalmente infondata -“il fatto non sussiste” recita infatti la disposizione finale di assoluzione del 21/11/2011 per quel processo- ma intanto ti licenzio. Anche in questo caso, grazie al ricorso presentato al Tribunale del Lavoro da parte del Bellomonte, questi ottiene il reintegro in data 05/2012, anche se contro tale decisione la RFI ha presentato a sua volta ricorso e si andrà in Appello.
Ma nel frattempo -a parte la stranezza del potere, da parte di un’azienda, punire o cercare di farlo per ben due volte, per lo stesso reato lo stesso lavoratore, che ha quantomeno dell’inverosimile- l’operazione Arcadia si stava definendo e le indagini si concludevano, nell’estate 2014, con un rinvio a giudizio per Bellomonte ed altri. In base a questa notizia uscita sui giornali, la direzione di RFI decide nuovamente, a giugno 2014, di sospendere -questa volta a tempo indeterminato e senza retribuzione alcuna- lo sfortunatissimo ferroviere. Una sospensione che è persino peggio del licenziamento, perché non consente nemmeno di lavorare per altre aziende o in proprio, ti leva il diritto alla maturazione di scatti, contributi e TFR, agli ammortizzatori sociali e ti costringe ad una totale inattività e relativa condizione di forte disagio e precarietà, sia fisici che psicologici.
Altri ricorsi, questa volta al tribunale competente, fatti con criterio di “Procedura d’Urgenza – Art. 700”, vengono puntualmente rigettati, per tre volte, dalla preposta Giudice che motiva sempre con la stessa frase e stesso (pericoloso n.d.r.) concetto la sentenza di rigetto: “siccome il lavoratore ha una consorte che lavora, non sussistono quindi i motivi d’urgenza”, cosa che costrinse Bruno Bellomonte al ricorso con Causa di Merito, la cui udienza è fissata per il 28 p.v.
Mentre quella inerente all’altra, all’interminabile quanto intricatissima indagine denominata Arcadia (dove solo dopo molti anni, fra le altre cose, un Giudice si accorge di anomalie quali le note del GUP, a cui non spettano, scritte in calce alle motivazioni dell’impianto accusatorio) si terrà qualche giorno prima, il 25 di questo mese, ma la cui fine effettiva pare essere proiettata più verso i termini di decorrenza naturali –che nel caso di accuse come quelle per terrorismo possono durare anche 20 anni ed oltre– che non verso una soluzione di vera Giustizia e buon senso, come una archiviazione, per esempio, che nessun Giudice sinora si è azzardato a dichiarare.
Venti lunghi anni nei quali una azienda e i Giudici possono decidere di tenere in questo assurdo limbo della “sospensione” un uomo che nessun processo ha ancora dichiarato colpevole ma che anzi, da uno di questi procedimenti, è già venuto fuori innocente e senza dubbio alcuno.
Quello che che più salta agli occhi in tutta questa assurda vicenda poi, oltre all’evidente quanto denso fumus persecutionis sinora respirato, è il fatto che l’azienda coinvolta, la RFI, vanti fra i suoi A.D. e dirigenti persone come Mauro Moretti, rinviate a giudizio ed indagate (per lo “spiacevolissimo episodio” della Strage di Viareggio), dirigenti che nessun provvedimento disciplinare ha mai raggiunto, nemmeno una sanzione pecuniaria, non solo sospensioni o licenziamenti. Persone che a quanto pare viaggiano su livelli di giudizio e di considerazione diversi da altre, che ancora una volta offendono quell’uguaglianza di cui, di fronte alla legge, ogni singolo cittadino dovrebbe godere. C’è poi l’altro aspetto, quello della Giustizia per il lavoratore, che pare sempre più conformarsi al volere di chi, il Lavoro e la sua Dignità, continua a calpestarli da anni ed in quest’ultimo periodo ha stralciato e cancellato parecchio di quel diritto che con tanta fatica e sangue i lavoratori si erano conquistati, fra Art. 18 scomparsi e contratti sempre più capestro. Tutele ormai divenute uno dei tanti nostalgici ricordi del secolo scorso, insieme a molto altro che alla fine di quel secolo il Paese a cominciato a perdere per strada, fra un cambio di Repubblica e l’altro, dove agli eterni impuniti ed impunibili sembrano dover corrispondere sempre altrettanti “puniti oltremodo”, come se questo pareggiasse i conti, riequilibrasse la Giustizia.
Cosa che, in effetti, nella media del calcolo fa, ma lo fa senza tener conto dei singoli casi e dei fatti inerenti, lo fa solo coi numeri ed i numeri della media si sa, dividono le pene e le ragioni spalmandoli fra tutti ma non distinguono l’innocente dal colpevole, la galera subita gratuitamente da quella meritata ma abilmente evitata. Come dire, tutto va bene finché la galera tocca ad altri. E gli altri siamo sempre noi, siamo tutti, oggi, dei possibili Bruno Bellomonte e chi in certe vicende si è trovato lo sa, che non si aspetta ad essere personalmente coinvolti in certi fatti per parlare e pretendere una Giustizia più giusta e meno autoritaria col più debole, mentre lascia sempre la comprensione per i ricchi e potenti e, dove questa non basta, riesce ad aggiungervi tutte le dimenticanze, gli errori e le lungaggini possibili affinché un procedimento cada in prescrizione o venga archiviato ed altri no.
Sul lato politico di tutta la vicenda, storica e personale di Bruno Bellomonte, attendiamo con ansia ma fiduciosi i risultati del processo, prima di esprimerci, ma sull’altro lato, quello umano e sociale, dobbiamo muoverci oggi, in aiuto e supporto ad un lavoratore che ormai da quasi un anno si vede pesantemente emarginato ed impossibilitato alla vita, mentre chi ne ha combinate davvero, di ben più gravi e perseguibili, resta inspiegabilmente al suo posto e gode di molti più privilegi e protezioni. Cercheremo quindi, nel piccolo dei nostri mezzi di Redazione ed a parte l’informarvi dettagliatamente sugli sviluppi giudiziari, di promuovere e/o creare inoltre degli eventi ed iniziative che sensibilizzino opinione su tutta la vicenda e possano offrire, nell’insegna della sarda solidarietà, un aiuto concreto a chi, per certe davvero torbide acque, è costretto suo malgrado a navigare ed a farlo per tempi interminabili, tempi che nessuno potrà in ogni caso mai più ridargli indietro, restituire.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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