Giulia ha 14 anni, è alta un metro e cinquanta e pesa cinquantotto chilogrammi. Non è grassa e non è magra. Le sue cosce sono tornite, non ciccione. Il suo ventre è morbido, non eccessivo e quando si siede un piccolo rotolino si adagia sulla cintura.
La mamma, con l’arrivo del primo sole, ha fatto il cambio negli armadi: ha lavato, stirato e riposto nelle casse tutti gli indumenti invernali ed ha lavato, stirato e sistemato nei cassetti gli indumenti estivi dell’anno scorso. Giulia è rimasta incantata davanti alle sue t-shirt, che le hanno riportato alla mente uscite notturne con l’aria tiepida, e a quei pantaloni bianchi aderenti col sapore dell’estate. In un impeto di nostalgia li ha afferrati, è andata a misurarli davanti allo specchio. Troppo presto per indossarli, l’aria ancora frizzante di aprile non lo permette, ma ha un’incredibile voglia di vederseli addosso.
Prova ad infilarli con l’ingordigia tutta adolescenziale di morsicare il tempo, ma quest’anno vanno stretti e faticano a salire sulle cosce. Quei pantaloni, ormai esageratamente attillati, non riesce ad abbottonarli. Giulia si guarda allo specchio e si sente enorme, osserva i glutei e vede un culone gigantesco: il suo cervello grida un pericolosissimo ALT.
Giulia cambia la sua alimentazione, decide di eliminare i carboidrati e quando a tavola la mamma le porge il piatto di spaghetti, lei scuote la testa. Solo il secondo e tanta insalata. Pane, dolci, pasta sono ormai nemici da combattere a tutti i costi. Anche quando il sonno tarda ad arrivare, perché la pancia è vuota e gorgoglia fastidiosamente. I primi risultati si cominciano a vedere: quei pantaloni bianchi abbottonano comodamente adesso. Giulia è felice e tutte quelle faticose rinunce danno i loro frutti.
Decide di calcare la mano, riduce ulteriormente le porzioni e va ogni giorno a fare jogging. Non le piace, è faticoso e le manca il fiato ma la gratificazione di quei pantaloni bianchi che vanno sempre più larghi è un incentivo strepitoso. Annulla la fatica e cancella il fiatone.
Giulia pesa ora cinquantadue chilogrammi e non si accorge che sta esagerando. Il suo ciclo mestruale per un mese è saltato e lei sta perdendo molti capelli. Ma va bene così, è contenta per quei pantaloni bianchi che ora deve reggere con una cintura perché sennò le scivolano sulle caviglie.
Continua a infliggere spietate sforbiciate al cibo, esclude completamente alcune tipologie di alimenti e applica tagli nelle porzioni anche di quelli che potrebbe mangiare a dismisura. Le sue guance si scavano e lo sguardo si spegne. Si accarezza le costole, che s’intravedono dalle magliette, e osserva ammirata le modelle sulle riviste. Quelle cosce che sembrano polsi, che nemmeno si sfiorano e restano distanti l’una dall’altra. Sogna di diventare così.
Giulia pesa quarantasette chilogrammi e a vederla sembra reduce da una malattia. La voglia di torte e gelati è scemata. Solo talvolta alcuni sapori compaiono sotto forma di nostalgia, ma ora ha il pieno controllo del suo appetito. Ora non ha più appetito. Giulia è contenta, si sente indistruttibile perché ha la totale gestione della sua fame.
L’anoressia è contenta, si sente indistruttibile perché ha la totale gestione delle sue vittime. Alle quali ora se n’è aggiunta un’altra: Giulia.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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